I docenti calabresi solidarizzano con i medici in agitazione
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01 OTTOBRE 2015 - Gli “Insegnanti calabresi” e i comitati provinciali dei docenti , da tempo in lotta contro la riforma della Buona Scuola, solidarizzano con i medici in agitazione per manifestare il proprio dissenso verso una norma ingiustamente onerosa per i pazienti e iniquamente punitiva nei loro confronti. Il governo, impersonato dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, sta per compiere una ennesima mistificazione semantica con il suo nuovo decreto, che viene presentato come esempio di risparmio virtuoso, mentre in verità «non è altro - per i docenti - che un ulteriore banalissimo caso di spending review». [MORE]
L'esercizio di un lavoro, che non ammette per sua natura limitazioni alla qualità delle prestazioni, è tuttora sottoposto a dura prova dal taglio di circa 2.350 miliardi di euro al fondo sanitario nazionale insieme alle politiche di contenimento della spesa attraverso la chiusura degli ospedali, il blocco del turn-over ovvero delle assunzioni, le insopportabili limitazioni all’uso dei farmaci innovativi insieme al controllo esclusivamente economicistico dell’utilizzo delle risorse in ambito medico.
Dopo che il cittadino si è convinto, col passare degli anni, dell’importanza della prevenzione, considerata non solo come strumento posto a sua difesa, ma anche come ottimo argine contro l'emorragia di denaro che grava sul dicastero, il nuovo decreto afferma il contrario poiché non tutela pienamente la salute del cittadino. Infatti «se un soggetto – spiegano i docenti - sospettasse, anche fondatamente, un grave evento morboso non ancora esploso nella sua sintomatologia e decidesse di farsi prescrivere le più opportune indagini cliniche, il suo medico, pur ritenendo clinicamente fondato il sospetto, potrebbe indirizzarlo solo al canale privato, interamente oneroso, poiché tale ipotesi non è, nel decreto, contemplata fra quelle che consente ai medici la prescrizione a carico del sistema sanitario, pena una sanzione a suo carico. Se poi – continuano i docenti - il paziente decidesse, più o meno liberamente di non effettuare gli esami ed effettivamente dovesse ammalarsi e la mancata diagnosi precoce ne pregiudicasse la sopravvivenza, lui o i suoi congiunti quali eredi, avrebbero ben ragione a far causa al medico che si è comportato in modo superficiale».
Lina Latelli Nucifero