I discorsi del card. Bassetti, del vescovo titolare ausiliare mons. Giulietti e di mons. Bromuri
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PERUGIA, 30 MAGGIO 2014 – Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti poco dopo mezzogiorno di oggi (30 maggio), in arcivescovado, davanti a numerosi presbiteri, responsabili degli Uffici pastorali, collaboratori di Curia e operatori dei mezzi di comunicazione del capoluogo umbro, ha pronunciato il suo discorso con il quale ha annunciato la nomina da parte di papa Francesco di mons. Paolo Giulietti a Vescovo titolare di Termini Imerese e Ausiliare dell’Archidiocesi di Perugia Città della Pieve.
Il presule, all’inizio, si è rivolto ai giornalisti ringraziandoli, perché attraverso i loro media tutta la popolazione avrebbe appreso la felice notizia.
«In questo momento – ha detto il cardinale Bassetti – il mio primo pensiero colmo di gratitudine va a papa Francesco. Egli ancora una volta con questa nomina a Vescovo ausiliare di mons. Giulietti ha voluto dare un segno di grande attenzione e benevolenza alla nostra Diocesi e all’Umbria intera. Un’attenzione e una benevolenza da parte di Bergoglio verso la nostra terra che si sono da subito dimostrate con la scelta del nome Francesco e con la visita del 4 ottobre scorso in Assisi. Non posso neppure tacere in questa circostanza la benevolenza che il Santo Padre ha mostrato nei confronti della mia persona e della Chiesa perugino-pievese, dando così prova di quanto abbia a cuore la nostra realtà ecclesiale. Di ciò dobbiamo essere tutti consapevoli e disposti a dare una risposta positiva di comunione, di impegno e operatività pastorale».
«Di don Paolo non devo dire molto – ha proseguito il presule – perché voi lo conoscete meglio di me avendo vissuto più a lungo con lui. Posso però dire di aver trovato in lui la persona e il sacerdote in grado di portare avanti il lavoro già avviato insieme per la Visita pastorale e per tutti quei servizi diocesani che si presentano essenziali e urgenti, oggi più che mai, nella prospettiva di una “conversione pastorale” e in quella esigenza sempre più avvertita e segnalata da papa Francesco di un Chiesa in uscita verso le periferie geografiche sociali ed esistenziali che anche nel nostro territorio esistono. La varietà e l’importanza di esperienze pastorali fatte da don Paolo, soprattutto quella di parroco, si va ad aggiungere alla sua peculiare attitudine e preparazione nei confronti dei giovani. Al mondo dei giovani ha dedicato anni di preparazione e di attività pastorale a livello anche nazionale, con l’importante e impegnativo incarico di responsabile del Servizio nazionale di pastorale giovanile della Cei, che ha svolto dal 2001 al 2007 per un doppio triennio. Di uno slancio giovanile ha bisogno la nostra Diocesi anche per il carattere di città dove confluiscono molti giovani sia per le due Università e gli altri istituti di cultura, sia per la forte immigrazione e il richiamo di eventi culturali. Il suo lavoro in questi settori d’altra parte è già stato avviato in quanto vicario generale ed ora potrà continuarlo con il dono della pienezza dell’Ordine sacro, la dignità e la grazia dell’episcopato. Questa scelta onora e premia in qualche modo tutto il presbiterio diocesano nel quale don Paolo è pienamente e felicemente inserito e che non gli farà mancare amicizia e collaborazione, così come da parte di tutto il popolo di Dio specialmente dei laici impegnati in servizi pastorali. Gli saremo tutti vicini con l’incoraggiamento e la preghiera, perché possa rispondere alle aspettative dello Spirito che lo ha scelto e della Chiesa diocesana che lo attende e lo accoglie».
Il cardinale Bassetti ha concluso il suo intervento annunciando che «la consacrazione episcopale di mons. Giulietti avrà luogo in cattedrale il 10 agosto prossimo», festa liturgia di san Lorenzo, diacono e martire, titolare della chiesa cattedrale di Perugia.
Il primo discorso di mons. Paolo Giulietti da vescovo titolare eletto - «Continuerò a servire la Chiesa perugino-pievese come vicario generale, come ha sottolineato il cardinale, cioè di portare avanti le cose fatte finora. Dal punto di vista del lavoro, dell’impegno c’è una continuità, però qualcosa cambia. Ma non è facile comprendere questo cambiamento; è come quando un sacerdote sposa due conviventi e domanda loro: “cosa cambia secondo voi con il matrimonio?” Non sanno cosa risponde. Penso anche a qualche immagine, un po’ inadeguata, per cercare di spiegare cosa cambia con la nomina a vescovo ausiliare, come quella della bicicletta: prima tiravo la volata, adesso con il cardinale pedaliamo insieme, in tandem…; oppure, prima ero direttore generale, adesso sono socio di minoranza… In realtà, nell’ordine della natura, forse non cambierà molto, porterò meno i pantaloncini corti… Cambia molto nell’Ordine della Grazia, però l’Ordine della Grazia è come quando uno tenta di spiegare cosa vuol dire nuotare, ma finché non nuoti non lo sai e quindi cosa cambia? Come dicono a Perugia: “ce lo sapremo ridire”».
Con tono di voce a tratti scherzoso ma anche serio, che rispecchia un pò il suo carattere, mons. Paolo Giulietti ha pronunciato il suo primo discorso da vescovo titolare eletto ed ausiliare della Diocesi che l’ha generato nel sacerdozio 23 anni fa. Visibilmente commosso mons. Giulietti ha ascoltato le parole del suo cardinale arcivescovo, alle quali hanno fatto seguito quelle di mons. Elio Bromuri, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazione sociali, che, a nome di tutto il Clero perugino-pievese, ha formulato gli auguri al neo vescovo titolare e spiegato il “valore aggiunto” per la comunità diocesana della nomina a vescovo del suo confratello Giulietti.[MORE]
Mons. Elio Bromuri, nel formulare gli auguri al neo vescovo titolare, ha parlato di «momento di grazia, di gioia, di soddisfazione» per l’intera Chiesa perugino-pievese
«Qualcosa certamente cambia – ha commentato mons. Elio Bromuri, invitato dal cardinale Bassetti a prendere la parola –, perché prima avevamo un vescovo oggi ne abbiamo due. Soprattutto cambia, come ha detto giustamente il nostro cardinale arcivescovo, la qualità anche del carattere e della pienezza del sacerdozio. Per la nostra comunità diocesana è un momento di grazia: abbiamo un cardinale che da tanti anni non avevamo, che è dentro alla realtà e all’attività universale della Santa Sede per gli impegni molto importanti e gravosi che ricopre; abbiamo da oggi un vescovo ausiliare, vescovo nella pienezza, che appartiene al Collegio episcopale. C’è una grazia particolare, che forse dovremmo coglie di più anche come presbiterio e come laici per poter realizzare qualche cosa che forse in altri momenti e in altre condizioni non avremmo potuto realizzare. Penso a quello di cui parla molto spesso il nostro cardinale, la “conversione pastorale”, cioè andare a scoprire ciò che significano le periferie, le zone buie, oscure o comunque in ombra della nostra vita. Quindi, grazie cardinale per essere l’artefice, lo strumento dello Spirito attraverso il quale queste cose stanno avvenendo. Sono momenti di gioia, di grazia e di soddisfazione per tutti noi. A don Paolo i nostri auguri e il nostro abbraccio».
Il cardinale Bassetti ha annunciato anche l’imminente pubblicazione della sua Lettera pastorale sulla conversione attraverso il messaggio di “inclusività” della Chiesa e l’attenzione alle “periferie esistenziali”
Il cardinale Bassetti, nel concludere l’incontro di annuncio della nomina del suo vicario generale mons. Paolo Giulietti a vescovo titolare ed ausiliare, ha annunciato l’imminente pubblicazione della sua Lettera pastorale incentrata, come lo stesso presule ha sottolineato, «proprio sulla conversione pastorale, mettendo in evidenzia i due temi che mi sembrano, in sintesi, che stanno più a cuore a papa Francesco: l’inclusività della Chiesa e le periferie esistenziali. Sembrano due temi in contraddizione tra loro, ma la inclusività della Chiesa deve essere colta nel senso dell’accoglienza di tutti, del farsi carico dei problemi di tutti. Il Papa dice, in nome del Vangelo, che bisogna saper dire dei sì ed anche dei no. In questo secondo caso, quando a qualche fedele dobbiamo dire un no, ci prendiamo una responsabilità ancora più grande nei confronti di quella persona, perché la dobbiamo seguire di più. Papa Francesco sottolinea continuamente questo “ospedale da campo” che è diventata la Chiesa, dove c’è da accogliere questi “feriti” nell’imitare il Samaritano e fare anche qualcosa di più. Non è facile l’applicazione della parabola del Samaritano, perché il gesto eroico si riesce a farlo tutti. E’ molto più difficile portare per tutta la vita sulle nostre spalle i pesi dei nostri fratelli e di una Chiesa in difficoltà, talvolta ferita. Il Papa dice proprio questo quando parla di “Chiesa inclusiva”».
(notizia segnalata da Riccardo Liguori – U. S. Archidiocesi di Perugia Città della Pieve)
(Foto: card. Bassetti e mons. Giulietti)