Grecia, l'Eurogruppo dice no: «lista riforme non è completa». Tispras chiama Draghi e Hollande
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MILANO, 8 MARZO 2015 - L’Eurogruppo potrebbe con ogni probabilità dire no al piano anticrisi presentato dalla Grecia. La lista di riforme inviate da Atene alla Commissione in vista del vertice di domani è, secondo quanto affermato quest’oggi dal presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselblom, «lontana dall’essere completa» ed inoltre per essere attuata richiederà «tempi lunghi».
Per tale ragione, sempre secondo quanto riferisce l’agenzia Bloomberg, « a marzo non verrà versata alcuna tranche di aiuti» verso il governo ellenico. Una notizia che se dovesse trovare conferma domani durante l’Eurogruppo, spiazzerebbe del tutto la Grecia. Non è un caso che oggi il primo ministro greco Alexi Tsipras ha telefonato al presidente della Bce, Mario Draghi, ed al presidente francese Francois Hollande. Al presidente Draghi il premier Tsipras, pur confermando il rispetto per l'indipendenza della Bce, avrebbe comunque richiesto di non far prevalere ad essa esigenze e pressioni politiche. Con Hollande, invece, il premier greco avrebbe confermato la volontà di incontrarsi presto a Parigi.
Tuttavia, in vista della giornata di domani, la situazione resta difficile, se non impossibile, da decifrare. Inizialmente, infatti, il presidente Dijsselbloem, aveva risposto in maniera positiva alla lettera inviatagli dal ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, il quale aveva richiesto di iniziare immediatamente i colloqui tecnici con i creditori della Troika (Ue, Bce e Fmi).
Sembrava, dunque, che la strada intrapresa seguisse quanto deciso lo scorsol 20 febbraio, quando i ministri delle Finanze dell'area euro avevano acconsentito a estendere di quattro mesi il piano di aiuti ad Atene. Se così non fosse, ovvero se il prestito da 7,6 miliardi di euro dovesse essere negato, il governo di Atene sarebbe di nuovo nell'impossibilità di far fronte ai propri impegni finanziari.[MORE]
A marzo, infatti, se Atene non rimborsa 1,5 miliardi di euro al Fmi rischia non riuscire a pagare neppure gli stipendi dei dipendenti pubblici. L'Eurogruppo di domani diventa così un crocevia per le sorti del paese e del governo Tsipras.
(Immagine da japantimes.co.jp)
Giovanni Maria Elia