Grande successo per il Padiglione Romania al Salone del Libro di Torino: più di novemila accessi
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TORINO, 18 MAGGIO 2012- Più di cinquantamila immigrati solamente nella città di Torino, circa centocinquantamila in tutto il Piemonte: sono i numeri della diaspora romena in Italia che rappresentano la forza della prima nazionalità di stranieri residenti nel nostro Paese.
E' quella romena una comunità che nella Penisola soffre per i molti pregiudizi che la riguardano: forse tra tutte le comunità immigrate è la più disprezzata. " Sono ladri, zingari, prostitute, assassini e stupratori" è quanto si sente affermare nei bar e nelle strade del nostro Paese e la stampa italiana non è certo da meno. E' molto raro che su di essa si parli di Romania e romeni in maniera positiva come spesso, invece, accade p0er altre nazionalità. Nonostante tutto ciò nel corso dell'ultima settimana pure i mass- media romenofobi italiani sono stati costretti a far i conti con un immagine della Nazione neo- comunitaria molto distante dai classici stereotipi cui siamo abituati. Merito del salone del Libro di Torino che, grazie all'interesse del suo direttore Ernesto Ferrero è riuscito ad organizzare un vero e proprio stand dedicato alla Romania ed al suo mondo letterario presente.[MORE]
E' la prima volta nella storia del Salone del Libro più famoso d'Italia, quest'anno ha raggiunto la venticinquesima edizione, che al Paese danubiano viene riservato un tale posto d'onore. " Siamo molto felici della partecipazione della Romania dal momento che queste sono occasioni importanti per organizzare incontri e scambi, per conoscerci reciprocamente" ha sottolineato Ferrero, testimoniando come per la maggior parte degli italiani la Romania continua ad essere un luogo sconosciuto, che incute timore.
Tutto ciò nonostante, sin dai tempi del fascismo, a Roma esista un'Accademia culturale di Romania ed a Venezia l'Istituto romeno di cultura e ricerca umanistica che insieme all'Istituto Culturale romeno di Bucarest ha contribuito all'organizzazione del Padiglione Romania. Pure tra gli eruditi, come ha confessato il professor Vincenzo Iacomuzzi, il mondo culturale romeno è in gran parte sconosciuto.
Scrittori di gran valenza come Norman Manea, originario della Bucovina cioè della Terra dei Monasteri, ultrasettantenne, ebreo perseguitato prima dai nazisti poi dai comunisti dal 1986 vive negli Stati Uniti d'America pur continuando a scrivere in lingua romena, oppure il più giovane Mircea Catarescu hanno ravvivato con i dibattiti da loro condotti la vita del Padiglione. Novemila persone hanno in cinque giorni visitato lo Spazio Romania: in buona parte erano italiani che una volta tornati a casa serberanno un ricco ricordo di un Paese fratello che fa parte dell'Unione europea come l'Italia e come l'Italia deriva la propria cultura e la propria lingua da quella latina seppur con contaminazioni slave e turche.
A Torino già da due secoli esiste una cattedra di letteratura romena presso la locale università personalmente voluta proprio da quel Costantino Nigra, Ministro degli Esteri del Regno Sardo, primo collaboratore del Conte di Cavour, il tessitore dell'Unità d'Italia, gran mentore a metà ottocento della nascita, dall'unione dei principati di Valacchia e Moldavia, della Romania. Un ulteriore prova, se ce ne fosse bisogno, del profondo intreccio esistente tra i destini delle due Nazioni
Sergio Bagnoli