Google Reader chiuderà dal 1 luglio. É già protesta
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MOUNTAIN VIEW (USA), 14 MARZO 2013 - Dal 1 luglio 2013 Big G chiuderà uno dei suoi servizi più amati: Google Reader. L'aggregatore di notizie del colosso del web avrebbe subito col tempo un calo di popolarità, questa la causa della sua precoce chiusura. La società ha voglia di investire le sue risorse in progetti e servizi più remunerativi, con una user-experience migliorata e rinnovata.[MORE]
Google Reader è un servizio abbastanza "datato", nato nel 2005 per consentire a tutti i navigatori del web di "spulciare" tra le notizie più interessanti su blog e siti, seguendone gli aggiornamenti attraverso i feed RSS. Come gli stessi vertici di Mountain View hanno spiegato: ‹‹Abbiamo lanciato Google Reader nel 2005 come sforzo di rendere facile per le persone scoprire e tenere sott'occhio i loro siti web preferiti. Nonostante il prodotto abbia una base fedele di utenti, durante gli anni l'uso ha visto un declino. Quindi, il 1 luglio 2013, ritireremo Google Reader. Utenti e sviluppatori interessati ad alternative per RSS possono esportare i loro dati, incluse le sottoscrizioni, con Google Takeout nel corso dei prossimi quattro mesi››.
La società ha dichiarato che, oltre a Google Reader, saranno chiusi anche altri servizi. Il 1 giugno 2013 toccherà all'applicazione Google Building Maker, usata per creare edifici 3D in Google Earth e Maps, sostituita con Google Map Maker; Google Cloud Connect sarà sostituito da Google Drive; chiuderanno anche il servizio vocale per i servizi Google su BlackBerry, Search API for Shopping e l’applicazione di photo-editing Snapseed Desktop per Macintosh e Windows.
Caos tra gli utenti, affezionati a Google Reader e agli altri servizi di Big G. Due sono le petizioni lanciate online per chiedere alla società di ripristinare alcuni dei suoi servizi. Su Change.org un utente, Daniel Lewis, ha firmato una petizione per poter tornare ad utilizzare il Reader, ‹‹diventato un'esperienza meravigliosa per molti di noi, utile al fine quotidiano del consumo dei contenuti on-line››.
Anche sul sito ufficiale della Casa Bianca si chiede a Google di rivalutare le sue decisioni.
Valentina D'Andrea