Gli strani intrecci in riva al Mar Ligure tra mafia balcanica, tifoseria rossoblu e giocatori
Cronaca Liguria

Gli strani intrecci in riva al Mar Ligure tra mafia balcanica, tifoseria rossoblu e giocatori

martedì 29 maggio, 2012

Genova 29 maggio 2012 - Tre giorni dopo l'ultimo derby della Lanterna giocato in serie A, quello che in pratica condannò i blucerchiati della Sampdoria alla serie cadetta, e cioè l'undici Maggio del 2011 in una trattoria del levante cittadino a Genova si tenne uno strano pranzo cui parteciparono i giocatori rosso- blu Sculli e Criscito, veri e propri beniamini di una delle più appassionate tifoserie italiane, i capi- tifosi Fabrizio Fileni e Massimo Leopizzi ed un pericoloso mafioso bosniaco o, forse, dato il cognome albanese, tale Kujtim Qoshi, oggi in carcere per traffico internazionale di stupefacenti.

Cosa ci facevano due giocatori di classe nel pieno della propria fortuna calcistica, soprattutto " Mimmo" Criscito già da tempo nel giro della nazionale italiana, con una tale compagnia di giro? Secondo gli inquirenti cremonesi si stavano vendendo la partita, poi persa dal Genoa, che i rossoblu avrebbero dovuto disputare nella giornata successiva all'Olimpico di Roma contro i biancocelesti della Lazio. Probabilmente, affermano gli accusatori, gli slavi avevano già fissato quello che sarebbe dovuto essere il risultato finale ed i capi- tifosi genoani, noti ormai in tutta Italia per la squallida e penosa sceneggiata messa in atto durante Genoa- Siena di un mese fa quando costrinsero i loro giocatori a sfilarsi la divisa da gioco, fortemente avevano già scommesso a botta sicura sul risultato finale. Sculli e Criscito ovviamente attraverso i loro legali smentiscono questa ricostruzione ma è un fatto che,specialmente il primo, oggi hanno davvero evitato il carcere per un soffio. [MORE]

E' stato il Gip della città del Torrazzo, infatti, in ultima battuta a non controfirmare la richiesta di custodia cautelare in carcere per Sculli avanzata dai Pm lombardi. Sculli, comunque, è e rimane un giocatore molto chiacchierato: è stato lui a mediare con i travisati pseudo- tifosi rossoblu in quel pomeriggio di follia e violenza all'interno dello stadio di Marassi nel capoluogo ligure.

Su Sculli già nel passato si è spettegolato a causa di certe discusse sue parentele ma siccome in uno stato di diritto qual'è l'Italia è giusto che la responsabilità penale sia personale, sarebbe ora bene circoscrivere certe responsabilità, senza compiere voli pindarici, e cercare piuttosto di capire il perché di quella strana cena in quel ristorantino del levante genovese alla presenza di un delinquente matricolato come il balcanico.

Davvero quella che era fino a non molto tempo fa considerata solamente come una delle più pittoresche ed appassionate tifoserie italiane, quella del Genoa, mentre chi era delegato ad accorgersene in tempo non lo ha fatto, piano piano si è trasformata in una massa di personaggi " borderline" che non si sono fatti scrupolo di mostrare contiguità con pericolosi criminali di origine ex jugoslava come serbi, ben conosciuti a Marassi e non solo in occasione delle partite del Genoa, bosniaci o albanesi che dir si voglia? Davvero la società rossoblu nulla sapeva circa le pericolose frequentazioni di alcuni tra i suoi giocatori più in vista? Davvero il giocatore straniero rossoblu più rappresentativo, e cioè Kaladze, che continua a professarsi innocente pur essendo, a sua volta, oggetto di indagine da parte degli inquirenti di Cremona, è tornato precipitosamente in Patria solamente per iniziare subito una carriera politica? Sono queste le domande che angustiano i veri tifosi dei rossoblu genoani, amanti cioè della più antica squadra d'Italia, che ancora chiamano la squadra " Vecchio balordo", memori delle tante salvezze, quella sì guadagnate con il sudore delle maglie indossate da onesti pedatori di seconda scelta ma con un cuore grande così, raggiunte all'ultima giornata di campionato.
Sergio Bagnoli


 


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