Giancarlo Siani, 29 anni fa la camorra uccideva il 'giornalista Giornalista'
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Piazza Leonardo, Vomero, Napoli. Ore 20.50. 10 colpi di Beretta e un ragazzo viene trucidato nella sua Citroën Méhari.
Chi perde la vita in quell'agguato, non è un ragazzo qualunque. E' un ragazzo che ama la sua terra, ama la sua gente. Li ama troppo per sopportare che venga sommessamente accettata l'ingiustizia, per sopportare che Napoli venga ricordata per gli spari e non per il suo splendido mare, per sopportare che la provincia sia abbandonata a sé stessa, come se lo Stato l'avesse quasi dimenticata.
[MORE]Quel ragazzo ha una passione, quella di scrivere. Ed ha tanto coraggio: la voglia di verità, in lui, non cede alla paura.
Si occupa di camorra, la studia, va a fondo. Lavora a 'Il Mattino', nella sede staccata di Torre Annunziata, e lì vuole scoprire chi naviga nelle acque torbide della malavita torrese.
E quello che scopre non lo tiene per se. La sua penna è calda, e scorre sul foglio raccontando storie di camorra e affari sporchi, di emarginazione e vite regalate alla criminalità.
È allegro, gioviale, sorridente. Ma i suoi articoli urlano. Di rabbia, sete di verità.
Quel ragazzo, così giovane ma terribilmente grande, è la voce delle coscienze pulite dei torresi veri, di chi la camorra la odia, ma non riesce ad urlargli contro.
Diventa un simbolo per chi protesta nelle manifestazioni, risveglia gli animi di chi la camorra la subisce.
Svela intrecci pesanti fra criminalità campana e Totò Riina, fra camorra e politica. Scrive dei miliardi arrivati in Campania, i miliardi della ricostruzione dal recente terremoto del 1980, fatti finire dai servizi segreti dello Stato, in mani poco limpide.
In un articolo del 10 giugno 1985 racconta le vicissitudini del boss di Torre Annunziata, Vincenzo Gionta, del suo arresto e di come fu 'tradito' dal suo socio in affari, il boss Lorenzo Nuvoletta.
Quando firma quell'articolo, firma il suo atto di morte. Perchè ora 'sa troppo e parla troppo'.
E la camorra, la mafia, la ndrangheta, la politica corrotta, si sa, di gente come lui hanno terribilmente paura.
Nuvoletta, col benestare di Riina, decide che quella voce, quell'urlo tanto fastidioso perchè Libero, doveva tacere. Per sempre.
Dice quel ragazzo: “La criminalità, la corruzione non si combattono soltanto con i carabinieri. Le persone per scegliere devono sapere, devono conoscere i fatti. E allora quello che un giornalista 'giornalista' dovrebbe fare è questo: informare”
Quella sera del 23 settembre di 29 anni fa, Napoli perde il 'giornalista Giornalista', uno dei suoi figli che più di tutti l'ha amata.
Quella sera di 29 anni fa, Giancarlo Siani diventa Martire per amore della verità.
Salvatore Remorgida
(photo: yesnews.it)