Garlasco, la Corte d'Assise: « Chiara uccisa perché diventata pericolosa»
Cronaca Lombardia

Garlasco, la Corte d'Assise: « Chiara uccisa perché diventata pericolosa»

lunedì 16 marzo, 2015

MILANO, 16 MARZO 2015 – La Corte d’Appello di Milano ha motivato la sentenza con cui Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, affermando che sulla scena del delitto c’è la sua firma. [MORE]

Chiara avrebbe aperto senza timore la porta, e poi «è stata uccisa da una persona conosciuta, che lei stessa ha fatto entrare in casa (…) ed è rimasta del tutto inerme di fronte al suo aggressore».
Per la Corte d’Assise «la dinamica dell’aggressione evidenzia come Chiara non abbia avuto nemmeno il tempo di reagire. Dato, questo, che pesa come un macigno sulla persona con la quale era in maggiore e quotidiana intimità».

Il giudice estensore Barbara Bellerio ha definito Chiara Poggi come «la sola vittima di questo processo, uccisa a venticinque anni dall’uomo del quale si fidava e al quale voleva bene, che l’ha fatta definitivamente scomparire in fondo alle scale. È stato lui a uccidere brutalmente la fidanzata – ha aggiunto – che evidentemente era diventata, per un motivo rimasto sconosciuto, una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo per bene e studente modello, da tutti concordemente apprezzato».

Nel ricostruire la dinamica dell’omicidio, i giudici hanno evidenziato «una sorta di progressione criminosa, dipendente dalla reazione della vittima, già inizialmente colpita al capo, e poi di nuovo e con maggiore violenza ancora colpita, in prossimità della porta della cantina, fino all’azione finale del lancio, a testa in giù, lungo le scale».

La Bellerio ha affermato che a provocare il raptus omicida «è stata una motivazione forte», asserendo che la passione di Stasi per la pornografia, «avrebbe potuto provocare discussioni anche con una fidanzata di larghe vedute».

Il magistrato ha poi parlato di un comportamento fuorviante di Alberto Stasi, volto ad allontanare da sé i sospetti. Di seguito: «L’imputato è riuscito con abilità e freddezza a riprendere in mano la situazione e a fronteggiarla abilmente, facendo le sole cose che potesse fare, quelle di tutti i giorni: ha acceso il computer, visionato immagini e filmati porno, ha scritto la tesi, come se nulla fosse accaduto, ha subito sviato le indagini senza mettere a disposizione degli inquirenti tutto quanto aveva via via interesse investigativo».


[foto: rainews.it]


Antonella Sica

 


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