Franco Sicari: “I fichi d'india”
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

Franco Sicari: “I fichi d'india”

sabato 27 giugno, 2020

Quando Ulisse sbarcò al mio paese non furono solo donne
ma anche spine.
Vide i frutti di mille colori su delle larghe e grasse foglie e raccolse i
frutti cilindrici come botti.
Le migliaia di spine microscopiche si infilarono nella pelle delle mani
dell'eroe.
Povero Ulisse, fregato solo dai fichi d'india dopo avere
girato in lungo ed in largo per il Mediterraneo ed avere sfidato anche gli
dei !
Certo se Ulisse avesse aspettato, con pazienza, un grosso temporale estivo che
spazza via le spine dalla pelle del frutto, oppure li avesse raccolto con una
canna, aperta all'estremità,chiamata "brocca", e poi li avesse scopati
per bene con le foglie della liquirizia che sono appiccicose, avrebbe potuto
gustare la polpa piena e profumata del frutto che prospera a 40°C nelle
giornate d'estate , al mio paese.
Nell'interno, verso l'Aspromonte, ai piedi del monte Scapparrone si trovano i fichi d'india color verde, chiamati "petrisi", che hanno la polpa bianca e sono squisiti. Ci sono pure i fichi d'india "sanguigni", verdi di fuori e color rossoviola
dentro come ci sono pure quelli gialli.
Ricordo che al mio paese, i venditori ambulanti, si mettevano agli angoli della
piazza, con dei grossi sacchi per vendere i fichi d'india.
Con 10 lire si potevano mangiare 10 già sbucciati.
Il Martino P.,detto "Mungone", per scommessa nè mangio 100
e dovette essere portato all'ospedale di Locri per essere,"sturato"
in quanto il frutto produce feci dure che debbono essere
frantumate col dito guantato del chirurgo nell'ampolla rettale.
Il Martino tornò al paese dopo 3 giorni e dal passo della sua camminata,si
capiva il dolore che potesse ancora sentire, all'incrocio dei glutei.
Adesso i "fichi indiani" costano carissimi e vengono venduti come primizie e
prelibatezze ai turisti.
L'altro giorno 2 uomini, possenti e robusti,aspettavano
il loro turno, per potere comprare il frutto spinoso.
Certo quello con la faccia meno sveglia (il Martino) si toccava ancora dopo
tanti anni il didietro, l'altro con gli occhi vivaci e guardingo (Ulisse) guardava
il venditore che con mosse esperte sbucciava il frutto.
Certo l'eroe greco-calabrese aveva tirato a secco la sua
grossa barca, alla foce del torrente Laverda, a sud di Bianco, dove verso ovest
si staglia come un gigante il monte Scapparrone dietro il quale scorre
l'Aposcipo una dei rami della grande fiumara che d'estate si asciuga
completamente per poi scendere imperiosa nel mese di novembre trascinando a mare tutto ciò che incontra sul suo cammino.

Franco Sicari


Autore
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