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BOLOGNA, 1 LUGLIO - «La partita non è finita. Finirà solo quando il Parlamento avrà approvato la manovra». Questo il commento a caldo di Umberto Bossi dopo la partita giocata ieri fra Berlusconi, Tremonti e lo stesso Bossi.
Ci sono due interpretazioni circa l’accordo raggiunto. La prima vede Tremonti ridimensionato. Il suo «rigorismo» sarebbe stato annacquato dalle esigenze elettorali della maggioranza.[MORE]
Niente dimissioni ma in cambio una formulazione della famosa manovra che sposta nel biennio 2013-2014 i maggiori oneri per complessivi 40 miliardi.
La seconda interpretazione afferma invece che la bandiera del rigore estremo sventolata dal ministro dell’economia nei giorni scorsi gli è servita per far passare il grosso della manovra secondo la sua impostazione. Ha accettato qualche compromesso ma nel complesso ha ottenuto quello che voleva.
Ragione per la quale Berlusconi è soddisfatto, avendo guadagnato tempo, e nemmeno Bossi ha motivo di lamentarsi, visto che gli elettori della Lega non sono stati puniti.
Resta il dato di fatto che l'idea di rinviare le spine al 2013 e al 2014 è una mossa astuta che permette di evitare il suicidio elettorale di una manovra «shock» e al tempo stesso si lascia alle opposizioni il rischio di gestire, in caso di vittoria elettorale il problematico pareggio del bilancio imposto dall'Unione.
Una mossa che ci fa dire che ancora una volta l’interesse del paese non è stato messo al primo posto.
Simone Luca Reale - Redazione Emilia Romagnaa