Relazione anno giudiziario. Pg Milano: "Invochiamo un intervento urgente e serio del Governo"
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MILANO, 28 GENNAIO - “L'amministrazione della giustizia resta al collasso". Così descrive il nostro sistema giudiziario il procuratore generale di Milano Roberto Alfonso all'inaugurazione dell'anno giudiziario che si apre in mattinata nel capoluogo lombardo. Il Pg spiega che i problemi per la giustizia iniziano già dall’ingresso nel sistema "non è lungimirante mantenere un sistema che consente l'accesso in magistratura all'età media di 30 anni, ossia superiore di molti anni rispetto al passato".
Il sistema vigente "esclude dalla magistratura quei giovani che provengono da famiglie non abbienti, che non possono permettersi di attendere mediamente cinque anni prima di accedere in magistratura. Tutto ciò non è accettabile perché costituisce una discriminazione dal punto di vista sociale ed economico".
Quindi, dice ancora Alfonso "ancora una volta, ma non ci stancheremo mai di farlo, invochiamo un intervento urgente e serio del Governo affinché adotti tutti i provvedimenti necessari per il buon funzionamento della giustizia per dare al cittadino la speranza che i suoi diritti siano riconosciuti in tempi ragionevoli".
Interviene anche il Presidente della Corte d'Appello di Milano Marina Anna Tavassi. Una nota positiva è stata raggiunta quest’anno nonostante la carenza di organico. “Si è riusciti a recuperare l'arretrato, il controllo delle giacenze, la riduzione dei tempi di durata, di tenuta nei gradi superiori di giudizio ponendo il distretto milanese in linea con le sedi giudiziarie più virtuose" in Europa.
Sistema della prescrizione insoddisfacente e richieste di appello spesso finalizzate solo a fare estinguere il processo. Sono questi, per la facente funzioni di presidente della Corte d'appello Maria Giovanna Romeo, i punti chiave di una eventuale riforma del processo penale. "Il primo punto cruciale - ha detto Romeo - è ancora costituito dall' attuale disciplina della prescrizione, gravemente insoddisfacente. L'impegno di energie umane e materiali che sono profuse in un processo non può concludersi con un nulla di fatto dopo l'esercizio dell'azione penale, né tantomeno dopo una pronuncia di condanna in primo grado.
Dopo, cioè, che il diritto di difesa dell'imputato ha avuto modo di esplicarsi pienamente". La presidente ha poi aggiunto: "È giudizio condiviso da tutti gli operatori che l'appello costituisce l'anello debole del sistema processuale. Le Corti devono affrontare un numero stragrande di processi per i quali è necessario prevedere strumenti di definizione particolarmente rapidi e senza appesantimenti procedurali, specialmente in tutti quei casi in cui l'appello appaia manifestamente infondato e palesemente mirato a ottenere la prescrizione".
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Fonte foto: ca.milano.giustizia.it
Laura Carrara