Esiste ancora oggi il concetto vero di obbedienza?
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La società di oggi ha cambiato letteralmente il significato di alcuni termini. Parlare ad esempio oggi di obbedienza non è cosa facile e scontata. Obbedire è spesso un termine dagli echi negativi, perché legato soprattutto a quel tipo di obbedienza da sempre imposta da autorità politiche, militari e sociali, espresse anche al di là del consenso democratico. È bene perciò andare a vedere il significato etimologico di questa parola e provare a darle quel significato che le appartiene fin dalla sua origine. Obbedire in latino significa prestare ascolto. Si ascolta per il raggiungimento di un fine. [MORE]
Si ascolta per avere la vita; Si ascolta per raggiungere il regno eterno; Si ascolta per la creazione di una società umana e giusta; Si ascoltano Comandamenti perché in essi è la vera natura umana.
Si ascolta Dio perché lui sa come l’uomo è fatto e quale sia la via per essere sempre sé stesso.
Oggi l’obbediente è quasi un bacchettone da cyber “bullizzare” o comunque qualificare come un debole che ha bisogno di altri per riaffermarsi come persona. Non è così. Si estremizza tutto in negativo per amplificare all’esterno dei comportamenti in modo del tutto controverso. Penso anche alla parola libertà. Obbedienza e libertà sono due “sinonimi ontologici” che esprimo la loro grandezza sociale proprio nel momento in cui si muovono all’interno di regole, di principi e di norme democratiche che garantiscono l’essenzialità dell’essere umano rispetto al vissuto storico di ognuno. L’obbedienza vera non è quella che nasce dalla paura, dal conformismo o peggio ancora dal lecchinaggio pubblico e privato. È invece un fare che, nel prestare ascolto, si spinge a considerare le indicazioni o le volontà di qualcuno come un atto di fiducia o persino d’amore.
Obbedire alle leggi del Signore per un credente non è di certo rassegnarsi a valori e indicazioni che nulla abbiano a che fare con la vita reale. Non si tratta di negare i punti fermi della società in cui si vive, avallati dalle proprie intuizioni e attestati dalle deduzioni culturali e scientifici ufficiali, ma di riconoscere la verità che tutto precede. Da essa poi bisogna ripartire con la giusta sapienza, carburante prezioso per l’avanzamento sociale e morale delle azioni storiche di breve, media e lunga durata. La nostra società ha estremo bisogno di riconoscersi in questa dimensione spesso perduta e negata a donne e uomini, a cui si consegna un mondo che nel tempo si dimostra privo di fondamenta e di speranze.
Fa bene alla mente e al cuore guardare alle sacre scritture, per ispirarsi nella verità e nella ricchezza dell’obbedienza al Signore che liberano e tutelano da ogni male.
Scrive il mio parroco: “La Scrittura Santa ci attesta la verità e la bellezza della Parola del Signore assieme alla gioia, alla vita, alla felicità, ai buoni frutti che produce l’obbedienza perfetta ad essa”. Si legge al Salmo 1: “Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia”. Un testamento spirituale per il mondo intero che indica, nell’obbedienza al cielo, la strada sicura per alimentare e qualificare la vita interiore e terrena. Obbedire a Cristo non significa oggi limitare sé stessi e ciò che ci circonda, ma ascoltare quanto necessita per valicare le continue angosce temporali. Cosi in Mt 11, 28-29: ”Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita”. Non un salto nel buio! Un passaporto per la serenità quotidiana.
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