Emergenza. Premier Conte lancia tregua su Mes. Scontro Pd-M5S spinge spread
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ROMA, 15 APR - "Non ha senso ora discutere del Mes". E' tutta in questa frase la tregua che, alla fine di una giornata logorante sui mercati (con lo spread che tocca un massimo di 245 punti base), Giuseppe Conte lancia a Pd e M5S. Tregua necessaria, perché sul fondo salva-Stati il governo rischia di finire nel baratro. Il capo del governo lo sa.
Come sa che mostrare all'Europa una maggioranza sfilacciata già prima di sedersi al tavolo del Consiglio Ue è controproducente.
"La trattativa è in corso, è inutile esporsi prima", spiega una fonte molto vicina al dossier europeo poco prima che Conte invii alla maggioranza la sua proposta di tregua. Già nella mattinata era chiaro un dato: il presidente del Consiglio aveva deciso che era meglio evitare la conta in Parlamento prima del Consiglio Ue.
Martedì, alla Camera, è prevista un'informativa - e non le comunicazioni - di Conte. Nessuna risoluzione di maggioranza e d'opposizione quindi, con un semplice "escamotage": la riunione dei leader Ue del 23 aprile è straordinaria, non sovrapponibile ai Consigli Ue convocati. Da qui la possibilità, per il premier, di fare un'informativa.
Lega e Fdi, già in capigruppo a Montecitorio, protestano. "Vogliamo un voto in Aula subito, per il Colle è tutto normale?", sbotta Matteo Salvini rilanciando la sua battaglia anti-Mes. Battaglia in cui, tra l'altro, si è sfilato nettamente Silvio Berlusconi. "Non mi interessa, dica ciò che vuole", taglia corto l'ex ministro. Che tuttavia, nel pomeriggio, tiene una riunione con i suoi alla Camera per fare, evidentemente, il punto sulla strategia.
L'evitare il voto in Aula è al momento l'unica strada per non spaccare la maggioranza. M5S e Pd viaggiano su binari paralleli. "E' un successo aver ottenuto il Mes senza condizionalità", sottolinea il capogruppo Dem Graziano Delrio.
"Lui va alla cieca contro la linea del governo", ribatte il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano solo poche ore dopo che Vito Crimi, dalle pagine del Fatto Quotidiano, quasi evocava una fiducia: "serve che il Pd chiarisca al Paese perché ha cambiato posizione".
La situazione, con il passare delle ore, si aggroviglia. Anche il presidente della Camera Roberto Fico interviene contro il Fondo spiegando che lui, al momento, "non si fiderebbe" del Mes. Tra i Dem, spiega una fonte di maggioranza, c'è irritazione anche perché, sostenendo che il Mes abbia delle condizionalità, i 5 Stelle confutano la linea tenuta da Roberto Gualtieri all'Eurogruppo.
Il rischio slavina è dietro l'angolo. Ed è qui che il premier interviene, sentendo prima i due capidelegazione di Pd e M5S, e poi lanciando la sua proposta: "è inutile disquisire del Mes ora. Se ci saranno condizionalità o meno lo vedremo alla fine", scandisce.
Al Consiglio Ue il premier vuole andare con le carte coperte e senza la "zavorra" di una spaccatura in Aula della sua maggioranza. Anche perché la partita è lunga e sul tavolo vedrà, da un lato il Mes "light", dall'altro i "coronabond". "Prima c'è la battaglia perché non ci siano condizioni vessatorie di alcun tipo, poi si deciderà", spiega Conte E, sottolinea, allora ci sarà un voto dell'Aula. "Questa discussione dovrà avvenire in modo pubblico e trasparente, dinanzi al Parlamento, al quale spetterà l'ultima parola".
Parlamento che il giorno dopo il Consiglio Ue voterà il nuovo scostamento di bilancio per il decreto aprile. La tregua ha effetto. "Non è il tempo di posizioni pregiudiziali, da Conte parole ragionevoli", sottolinea Dario Franceschini. "Piena fiducia in Conte", gli fa eco Alfonso Bonafede mentre, poco prima, anche Luigi Di Maio ammoniva: "la maggioranza giochi da squadra".
Del resto, il Mes tormenta al suo interno lo stesso Movimento: l'ala filo-sovranista lo considera alla stregua del diavolo, l'ala più governativa la pensa, di fatto, come Conte. Un primo voto sul Mes - e sugli eurobond - si avrà venerdì all'Europarlamento sulla proposta dei partiti di maggioranza.
E, nelle prossime ore, gli eurodeputati si riuniranno per decidere la linea: il rischio che si opti per un'astensione che non spacchi il gruppo è alto.