Egitto, domenica il verdetto per i 'test di verginità' subiti dalle donne di Piazza Tahrir
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Egitto, domenica il verdetto per i 'test di verginità' subiti dalle donne di Piazza Tahrir

venerdì 9 marzo, 2012

IL CAIRO, 9 MARZO 2012 - Arriverà la prossima domenica, 11 marzo, il verdetto del tribunale militare egiziano che sta indagando su un medico accusato di aver costretto una donna egiziana a sottoporsi ad un “test di verginità” dopo essere stata arrestata per aver partecipato alla manifestazione in Piazza Tahrir al Cairo lo scorso 9 marzo 2011. Durante quella giornata di scontri, almeno 18 donne che manifestavano in piazza sono state arrestate e portate in un carcere militare. 17 di loro sono state tenute in carcere per almeno quattro giorni e molte di loro hanno denunciato di essere state sottoposte a torture e violenze, tra le quali anche un “test di verginità”, ovviamente forzato, che avrebbe potuto farle incriminare per prostituzione.

Dopo essere state rilasciate, alcune donne hanno denunciato l'accaduto ad Amnesty International, ed è la stessa organizzazione umanitaria a diffondere in un comunicato la notizia dell'attesa del verdetto nei confronti del medico militare accusato di averle sottoposte a tali violenze. «Il processo per i “test di verginità” - scrive Amnesty nel comunicato - rappresenta una rara opportunità a disposizione dei militari egiziani per dimostrare che la tortura non resterà impunita e che anche gli appartenenti alle forze armate verranno chiamati a rispondere del loro operato».[MORE]

Il processo è partito dalla denuncia di una delle donne arrestate dopo gli scontri di Piazza Tahrir, Samira Ibrahim. Se è caduta l'imputazione iniziale di stupro, il medico deve ora rispondere di reati contro la “pubblica decenza” e di “disobbedienza agli ordini militari”.

«I militari egiziani – prosegue la nota dell'associazione umanitaria - devono rispettare in pieno la sentenza del tribunale amministrativo che, lo scorso dicembre, ha messo al bando i “test di verginità" e devono garantire adeguata riparazione alle donne che li hanno subiti»

(immagine da www.amnesty.it)

Serena Casu


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