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NAPOLI, 18 LUGLIO - Dietro l'aria sorniona e un personaggio minuziosamente costruito negli anni, è stato prima di tutto un umanista, che ha fatto dell'ironia e della divulgazione le sue bandiere espressive, intingendo il tutto in un umorismo sapido e colto e traducendo la filosofia greca nel buonsenso comune. E' morto a Roma, al policlinico Gemelli, Luciano De Crescenzo, l'ex ingegnere diventato scrittore bestseller, regista, attore e conduttore televisivo. Avrebbe compiuto 91 anni il 18 agosto. Nato a Napoli nel 1928, quartiere San Ferdinando, zona Santa Lucia, esemplare tipico dell'intellettuale partenopeo, Luciano De Crescenzo, figlio di un fabbricante e negoziante di pellami, ha svelato negli anni e a modo suo, ogni dettaglio della sua biografia: dai genitori che si conoscono "in fotografia" grazie a una popolare sensale del tempo fino alle marachelle col compagno di scuola Carlo Pedersoli in arte Bud Spencer; dall'apprendistato nella ditta del padre ai brillanti studi in ingegneria idraulica passando per i giorni di guerra a Cassino. Con una scelta anticonformista, dopo aver fatto carriera da informatico alla Ibm, lascia il lavoro e si dedica alla scrittura usando le armi del surreale e del paradosso in "Così parlo Bellavista" (1977).
Lo scopre Maurizio Costanzo che lo trasforma in opinionista nel suo programma di successo "Bontà loro". La simpatia bonaria del personaggio, la complicità con il conduttore e l'oggettivo successo delle qualità narrative di De Crescenzo portano il libro a vendere oltre 600.000 copie e l'autore a ripetere il suo "doppio" letterario in nuove storie mentre la passione per il cinema e la frequentazione della tv lo incitano a passare dietro la macchina da presa. Avverrà proprio con "Bellavista" nel 1984 ma prima, con la complicità dell'amico Roberto Benigni e poi con la guida di Renzo Arbore, mette a fuoco le sue doti di attore e improvvisatore ne "Il Pap'Occhio" (1980) per poi ritrovare gli stessi amici tre anni dopo in "FF.SS" sempre con la regia di Arbore. Nel 1984, Luciano si mette in proprio adattando per lo schermo "Così parlò Bellavista" seguito nell'85 da "Il mistero di Bellavista".
Sono commedie di buon successo ma in fondo non soddisfano la passione del divulgatore culturale che è in lui e che si sfoga invece in una lunga serie di best seller tra la narrativa, la barzelletta e la saggistica, attingendo sempre più spesso agli umori della cultura partenopea e al mito della Magna Grecia. Proverà a coniugare le sue passioni più sofisticate nel surreale "32 dicembre" del 1988 che è un trattatello a episodi sulla relatività del tempo ispirato a un'altra delle sue prove letterarie: "I dialoghi di Bellavista". Luciano De Crescenzo firmerà il suo ultimo film, e il più personale, nel 1995 con una delle amiche più care, Isabella Rossellini, e Teo Teocoli: "Croce e delizia". In compenso da allora ha trovato in Lina Wertmuller una nuova complice che per due volte lo ha convinto ad apparire nei suoi film, "Sabato, domenica e lunedì" e poi "Francesca e Nunziata". Sempre attivo sul fronte editoriale con un totale di 50 libri pubblicati, De Crescenzo ha invece drasticamente ridotto e poi annullato le sue presenze in tv fin dal 2007. L'autunno del patriarca non è dei più felici: una noiosa e persistente malattia neurologica ne ha limitato quella socialità immediatamente intima che tante soddisfazioni gli ha regalato, consacrandolo come sofisticato e popolarissimo intellettuale partenopeo, erede dei Caccioppoli, dei Croce, Rea, La Capria e di una cultura che ha le sue radici nella culla del Mediterraneo.
De Magistris, ha interpretato anima napoletana "Esprimo il cordoglio profondo mio personale e della città di Napoli per la fine terrena del grande Luciano De Crescenzo, uomo di immensa cultura che ha saputo interpretare al meglio l'anima del popolo napoletano. Persona di estrema intelligenza, enorme cultura e di una naturale simpatia tutta partenopea. Luciano mancherà molto a Napoli e alla sua gente, lo ricorderemo tutti con immenso affetto e gratitudine". E' il messaggio del sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
Policlinico Gemelli "Lo scrittore e regista Luciano De Crescenzo è morto oggi, giovedì 18 luglio, intorno alle ore 16.00, presso il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS per le conseguenze di una grave malattia". Lo comunica lo stesso
ospedale romano in una nota. "De Crescenzo, nato a Santa Lucia (Napoli) il 20 agosto 1928, era ricoverato da circa due settimane presso l'UOC di Pneumologia del Gemelli, diretta dal professor Luca Richeldi. Accanto a lui i familiari e gli amici più cari che lo hanno accompagnato anche null'ultima fase della sua malattia".
Arbore, era maestro delle cose belle "Con la scomparsa di Luciano De Crescenzo perdiamo tutti un grande amico. Era un maestro per tutte le cose belle che c'ha fatto conoscere. È una gravissima perdita per la cultura italiana e per la città di Napoli di cui era un esponente fiero ed orgoglioso". Così Renzo Arbore, alla notizia della morte dell'amico e collega Luciano De Crescenzo.
De Luca, ha rappresentato umanità del Sud "Luciano De Crescenzo è stato una delle figure più belle, più semplici, più rappresentative dell'umanità e della cultura meridionale. Il filosofo di Napoli, della nostra terra". E' quanto scrive sui social il presidente
della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca. "Ha saputo interpretare al meglio il senso della storia che è dentro la gente del Sud: questo senso non significa solo non avere l'ansia, l'affanno e l'ossessione della corsa alla
ricchezza - aggiunge - ma anche un senso umano delle relazioni tra gli uomini che forse è andato perdendosi negli ultimi tempi. Gli siamo infinitamente grati".
Carfagna, cielo di Napoli ha una stella in più "Nessuno è stato in grado di fondere filosofia e vita quotidiana come ha fatto Luciano De Crescenzo. Il suo brillante spirito, squisitamente partenopeo, ha appassionato milioni di lettori in Italia e nel mondo. Il cielo di Napoli da oggi ha una stella in più. Ciao Luciano". Così Mara Carfagna, coordinatrice nazionale di Forza Italia e vicepresidente della Camera, su Twitter.
Gelmini (FI), giorno triste per Napoli e Italia "Addio a Luciano De Crescenzo, che dalla narrativa allo spettacolo ha saputo catturarci con la sua 'filosofia' e la sua ironia. È un giorno triste per Napoli e per l'Italia". Così su Twitter Mariastella Gelmini, presidente deideputati di Forza Italia.
Bonisoli, ha avvicinato tanti alla filosofia - "Grazie per aver contribuito ad avvicinare, con ironia e leggerezza, tanti giovani allo studio della mitologia greca e all'amore per la filosofia. Fa' buon viaggio. #lucianodecrescenzo" . E' il tweet del ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli che commenta la morte oggi a Roma dello scrittore e filosofo Luciano De Crescenzo.
Tofalo, ha interpretato l'anima di Napoli "Napoli piange il suo ingegnere filosofo. Luciano De Crescenzo, gigante della cultura contemporanea, con le sue brillanti opere ha interpretato l'anima del popolo partenopeo, conquistando il cuore degli italiani". Lo scrive in una nota di cordoglio il Sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo.
Piero Angela, erede dell'illuminismo napoletano "Era il perfetto erede dell'illuminismo napoletano, una persona di grande umorismo e tolleranza, di fine educazione e insieme capace di battute sempre folgoranti e divertenti". Piero Angela ricorda così Luciano De Crescenzo - morto oggi a Roma a 90 anni - che conosceva bene: "Intanto aveva quasi la mia età, ci separavano solo poche settimane. E poi ci siamo incontrati diverse volte - racconta - l'ultima a cena a casa di Marisa Laurito: in quella
occasione era molto chiuso in se stesso, aveva perso quel modo brillante di porsi".
Tra i tanti ricordi, Piero Angela cita un episodio avvenuto durante le riprese del film Così parlò Bellavista, che gli aveva raccontato lo stesso De Crescenzo: "Durante una pausa della lavorazione, un signore si avvicinò e gli disse: 'Dotto', venga a casa mia, devo farle vedere una cosa che apprezzerà'. E Luciano: 'Guardi che ho da fare, sto lavorando'. Ma poi, dopo diverse insistenze, ci andò. E quel signore gli mostrò un piccolo quadro appeso alla parete, coperto da una specie di sipario, con una candelina davanti come si fa con i santi. 'Ma chi è, San Gennaro?, chiese De Crescenzo. L'uomo tirò il cordino del sipario, e venne fuori un grande punto interrogativo. Insomma, era un altarino al dubbio: simbolo perfetto di quello scetticismo elegante che solo a Napoli può esistere".