Doina Matei perde la semilibertà. Foto non gradite su Facebook
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VENEZIA, 13 APRILE 2016 - Il giudice monocratico di sorveglianza di Venezia, Vincenzo Semeraro, ieri sera ha firmato la sospensione della semilibertà per Doina Matei, che torna in carcere a tempo pieno.[MORE]
Nell’Aprile del 2007 la giovane romena era stata l’artefice dell’uccisione della 23enne romana Vanessa Russo. Il giudice non ha fornito le spiegazioni della “provvisoria sospensione della semilibertà”, ma ciò comporta che a Doina Matei non saranno più riconosciuti permessi per lavorare il giorno. Da un anno infatti la detenuta prestava servizio in una coop che si occupa di accoglienza dei turisti a Venezia, per poi rientrare dopo le 22 in carcere. La decisione del giudice fa seguito alla pubblicazione sul sito del Messaggero della notizia che Doina Matei aveva un profilo Facebook con 120 amici in cui pubblicava foto di lei sorridente, che la ritraevano durante normali momenti di vita quotidiana. Simili ritratti non sono stati per nulla graditi dalla famiglia della vittima. La giovane romena è stata rintracciata dai carabinieri in serata e condotta nel carcere della Giudecca. Tra pochi giorni sarà fissata un'udienza davanti al giudice del tribunale di sorveglianza che dovrà decidere se disporre la revoca definitiva della semilibertà.
I legali di Doina Matei, gli avvocati Nino Marazzita e Carlo Testa Piccolomini, chiederanno “il ripristino delle condizioni di prima, magari con dei paletti per l'assistita affinché non si esponga mediaticamente”, ha affermato Nino Marazzita. “Io in costume? Io a passeggio? Io su facebook che rido? Non c'è momento nella mia vita in cui non penso a Vanessa”, aveva riferito Doina all'avvocato Piccolomini prima del fermo. “Le voci, le polemiche, per le mie foto, messe là per una cerchia di amici, hanno dato un'immagine distorta di quello che sto vivendo”, aveva detto Doina, “Io a Vanessa, a quello che è successo, a quello che ho fatto, penso tutti i giorni. Quel dolore fa parte della mia vita. Involontariamente ho procurato la morte ad una ragazza, di una ventenne come me allora. Non posso perdonarmelo. Ma non volevo farlo, non volevo farlo. Maledico quell'ombrello” – oggetto usato per commettere l’omicidio -. Così Doina è tornata a vivere in carcere notte e giorno. C’è chi le ha dedicato una pagina: “Giustizia per Vanessa, pena di morte per Doina”, in cui sono riportate anche alcune minacce del tipo “Doina torna a Roma che ti aspettiamo a braccia aperte e occhio perché se piove tutti quanti noi abbiamo un ombrello”.
Luna Isabella
(foto da mezzo-pieno.it)