“Documenti alterati e procedimenti disciplinari scomparsi: i gialli dell’Anticorruzione regionale”
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CATANZARO 19 AGOSTO - C’è un nuovo capitolo, totalmente inedito, nella saga dell’Anticorruzione regionale. I calabresi sono ormai ampiamente a conoscenza dell’avvio di una procedura di vigilanza da parte dell’Anac sulla questione della rotazione dei dirigenti regionali, così come sanno che tutto nasce dalle segnalazioni della Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT) dell’epoca, Francesca Palumbo, con cui lamentava la scarsa collaborazione della burocrazia regionale, in particolare del dipartimento del Personale e dell’Ufficio Procedimenti Disciplinari. Il sindacato Csa-Cisal ha recentemente offerto ulteriori elementi di approfondimento: l’atto di “auto-sottoscrizione” proprio della RPCT, sempre Francesca Palumbo, denunciante dell’estratto del processo del verbale della seduta Giunta in cui si conferiva l’incarico in questione nel gennaio 2018 e la condizioni di “esilio” in cui viene tenuta l’attuale RPCT in decisioni come quella di stabilire criteri interpretativi sulla rotazione dei dirigenti con la delibera 391 del 9 agosto. Il sindacato da poco è venuto a conoscenza di una storia parallela molto intrigante. I protagonisti sono sempre gli stessi della querelle che sbarcherà all’Anac nell’audizione prevista a settembre.
L’INTERROGAZIONE DEL CONSIGLIERE SULLE DIMISSIONI DI DUE RESPONSABILI ANTICORRUZIONE - Tutto parte da un’interrogazione del consigliere regionale Arturo Bova risalente a febbraio di quest’anno. Il consigliere chiede formalmente all’assessore al Personale Maria Teresa Fragomeni quali siano state le motivazioni che hanno spinto Francesca Palumbo, prima, e Giovanna La Terra, poi, a rinunciare all’incarico di Responsabile regionale dell’Anticorruzione. L’avvicendamento è avvenuto a cavallo della fine dell’anno scorso e le prime settimane del 2019. Fra le ragioni che avrebbero indotto Palumbo alle dimissioni ricorre, di nuovo, la non cooperazione del dipartimento del Personale (fatto a cui il direttore generale Bruno Zito avrebbe controdedotto).
“L’ALTERAZIONE” DELLA RISPOSTA DELL’ASSESSORE - Quella che sembra una pura formalità, come rispondere ad un’interrogazione di un consigliere, si rivelerà presto qualcosa di meno scontato. Ne nasce un giallo. L’assessore Fragomeni, il 2 maggio scorso, invia al segretario generale una pec sconcertante. Il delegato della Giunta al Personale chiede conto al segretario Ennio Apicella come mai nella nota di risposta pervenuta in Consiglio (in risposta all’interrogazione di Bova) a differenza di quella sottoscritta dallo stesso assessore, “erano state effettuate delle sottolineature, al quinto capoverso dell’ultima pagina, da parte di terze persone”. E, chiedendo di conoscere il nominativo di chi avrebbe effettuato le sottolineature, chiosa domandando: “le ragioni di tale alterazione del documento originario”, quello che l’assessore aveva preparato di suo pugno per rispondere a Bova sull’Anticorruzione. Dopo appena un giorno, il segretario Apicella prova a minimizzare sostenendo che: “la sottolineatura è stata effettuata sulla copia uso ufficio” per correggere una discordanza fra la risposta originale dell’assessore da recapitare al consigliere regionale e l’estratto del processo del verbale di una seduta di Giunta e aggiunge che per sbaglio “l’operatore ha erroneamente trasmesso la copia uso ufficio e non l’originale”. Apicella rivela però l’identità di chi ha “sottolineato” alcuni passaggi della risposta all’interrogazione di Bova, è stato il: “Dirigente del Settore Segreteria di Giunta”. Apriti cielo. Il dirigente del settore Segreteria di Giunta guarda caso è Francesca Palumbo, ex Responsabile dell’Anticorruzione, proprio una delle due direttamente interessate dall’interrogazione del consigliere Bova.
VIOLAZIONE DEL CODICE DI COMPORTAMENTO E PROCEDIMENTO DISCIPLINARE - Scoperta l’identità di chi ha “alterato” il proprio documento originale, l’assessore al Personale non deve averla presa affatto bene. Tant’è che a distanza di una settimana (il 10 maggio) procede con l’invio della segnalazione disciplinare per violazione del Codice di comportamento dei dipendenti regionali. Nello specifico si tratta dell’articolo 7 che impone l’obbligo di astensione: “Il dipendente si astiene dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere oltre che interessi propri e dei suoi parenti, …”. Beh, gli estremi c’erano tutti (quanto meno per avviare il procedimento), così il segretario generale trasmette, il 13 maggio, la segnalazione disciplinare all’Ufficio Procedimenti Disciplinari (UPD). A loro volta, i membri di questo ufficio, al contrario, osservano alla lettera l’obbligo di astensione previsto dal Codice di comportamento laddove si impone di non assumere decisioni se l’attività possa riguardare soggetti con cui ci sia “grave inimicizia”. Scrivono: “per quanto rappresentato, alla luce anche del vigente Codice di comportamento dei dipendenti della Giunta regionale (art. 7 comma 1, lett. B), gli scriventi comunicano la propria astensione dal procedimento de quo”. Infatti, consapevoli dell’esistenza di conflitti con la Palumbo (ricordate la non collaborazione denunciata dalla stessa proprio nei confronti UPD?) decidono di evitare potenziali conflitti, rimettendo l’intero fascicolo nelle mani del dg del dipartimento del Personale Bruno Zito. La nota dell’UPD è stata inviata il 14 maggio a quest’ultimo e per conoscenza anche al segretario generale.
CHE FINE HA FATTO IL PROCEDIMENTO DISCIPLINARE? - A quel punto, del procedimento è stato interamente investito il dg Bruno Zito. Immaginiamo che se ne sia completamente “dimenticato”. Neanche un rigo di spiegazione è stato vergato per determinare l’esito, in un senso o nell’altro, dell’azione disciplinare. Salvo prova contraria, questa sarebbe una gravissima mancanza poiché il D.lgs. n. 165/2001 (le norme generali sul pubblico impiego) all’articolo 55 bis comma 4 dispone che l’ufficio competente (Zito in questo caso) entro e non oltre 30 giorni dalla ricezione della segnalazione debba provvedere alla formalizzazione della contestazione dell’addebito. Vorremmo tanto sapere quale è stato l’esito del procedimento. Se la diretta interessata è stata convocata, se è stata udita, oppure se il dg abbia autonomamente deciso di non dare seguito alla segnalazione disciplinare. È importante sapere come operano i dirigenti, in particolar modo la dirigente della segreteria di Giunta e ex Responsabile dell’Anticorruzione.
UNA BRUTTA STORIA CHE TUTTI (ANAC COMPRESA) DOVREBBERO CONOSCERE - Finora il sindacato Csa-Cisal si è limitato al rigoroso racconto dei fatti con tanto di supporto documentale. È evidente che questa vicenda puzza da cima a fondo. Come è possibile lasciare passare il fatto che un documento ufficiale di un assessore della Regione Calabria venga “alterato” da un dirigente che è anche direttamente interessato nel merito dell’atto? Con che fiducia lo stesso assessore, e l’intera Giunta, possono fidarsi appieno del dirigente in questione che peraltro ha fra le sue funzioni quella di redigere i verbali delle sedute dell’esecutivo? Proprio perché ricopre questo ruolo e ha ricoperto anche quello di Responsabile dell’Anticorruzione e della Trasparenza era più che doveroso procedere con l’accertamento della realtà attraverso il procedimento disciplinare per levare via ogni dubbio mosso, ripetiamo, non dal sindacato ma dall’assessore al Personale. E poi ci voglia dire il direttore generale del dipartimento del Personale che fine abbia fatto lo stesso procedimento. Aveva un preciso dovere d’ufficio: procedere entro 30 giorni dalla segnalazione. Sono passati circa tre mesi ma non se ne è saputo più nulla. Su questo punto il sindacato Csa-Cisal sarà intransigente: vogliamo chiarimenti sull’esito della procedura disciplinare che vedeva coinvolto il dirigente della Segretaria della Giunta. Come dovrebbero sentirsi tutti gli altri dipendenti regionali (dirigenti compresi) che vengono controllati da cima a fondo quando incappano in una segnalazione disciplinare e ora vengono a conoscenza di questi trattamenti differenziati riservati solo ad alcuni dirigenti? E infine – chiosa il sindacato –, visto che, come dicevamo all’inizio, gli attori sono sempre quelli (Responsabile dell’Anticorruzione, Ufficio dei procedimenti disciplinari e dipartimento del Personale) perché non spediamo tutto all’Anac in modo da arricchire il fascicolo già aperto? O qualcuno vuole insabbiare tutto?
CSA-Cisal