Delitto di Garlasco, legale di Stasi: «Dna compatibile, ma non è un dato significativo»
Cronaca Lombardia

Delitto di Garlasco, legale di Stasi: «Dna compatibile, ma non è un dato significativo»

giovedì 11 settembre, 2014

MILANO, 11 SETTEMBRE 2014 - Emergono i primi risultati dall’esame di comparazione tra le tracce di cromosoma Y, ovvero maschile, rintracciato sulle unghie di Chiara Poggi ed il Dna di Alberto Stasi, quest’ultimo è accusato di avere ucciso la ragazza a Garlasco, il 13 agosto 2007.

Di fatto, ai fini processuali, l’esame non ha svelato nulla di rilevante: «I 5 marcatori del Dna – ha affermato Fabio Giarda, legale di Stasi nell’ambito del processo d’appello-bis – sono compatibili con Alberto Stasi ma potrebbero essere di chiunque. Al momento non è un dato significativo. Vedremo cosa verrà scritto nella perizia. Verificheremo in sede di deposito».

L’esame è stato effettuato all’Università di Genova con il coordinamento del dottor Francesco De Stefano, nominato dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano. «I marcatori – ha continuato a spiegare l’avvocato di Stasi, presente durante l’esame effettuato dai periti – in totale sono 17, ma per una validità concreta ne servono almeno metà più uno. Questo esame ha validità statistica, ma non in termini processuali».

In merito alle foto scattate da un carabiniere nel corso di uno dei primi interrogatori ai quali fu sottoposto Alberto Stasi e che ritrarrebbero nel braccio dell’imputato dei graffi, frutto di una presunta colluttazione, l’avvocato Giarda ha commentato: «Quando vedremo le foto dei graffi, se ci sono, le valuteremo. Ma agli atti non ci sono».

Sulle voci di un rifiuto da parte di Stasi a sottoporsi nuovamente all’esame del Dna, il legale ha affermato: «Non è vero che Alberto si è rifiutato di sottoporsi al prelievo del dna, questa è una palla clamorosa. Abbiamo solo chiesto un differimento perché eravamo tutti in ferie e volevamo dei chiarimenti».[MORE]

Infine, una nota non senza polemica: «Alberto – ha aggiunto l’avvocato – legge le notizie sui giornali prima di saperle dai giudici o dai periti e non è sicuramente soddisfatto di questa cosa».

(Immagine da lettera43.it)

Giovanni Maria Elia

 


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