Dal processo agli albanesi arrestati nell'operazione 'Tabula rasa' la verita sul caso Nutica
Cronaca Liguria

Dal processo agli albanesi arrestati nell'operazione 'Tabula rasa' la verita sul caso Nutica

giovedì 20 ottobre, 2011

SAVONA, 20 OTTOBRE 2011 - Ci sono voluti tre anni, nonostante in tutto questo lasso di tempo sia la Polizia romena sia la famiglia d'origine della sventurata ragazza avessero rivolto alle autorità italiane vari accorati appelli affinché si arrivasse alla verità, ma forse oggi che è iniziata, con le deposizioni dei Carabinieri interessati all'indagine, la fase dibattimentale del processo alla banda di albanesi sgominata nell'operazione “ Tabula Rasa” un inaspettato raggio di luce è probabile che rischiarerà quanto successe nella notte di quel 16 Ottobre del 2008 quando nell'entroterra di Alassio, ma già sul versante ingauno, venne uccisa in maniera efferata la diciottenne Alina Nutica, proveniente dalla Dobrogea, nei dintorni di Costanza, sul Mar Nero.[MORE]

Era cittadina comunitaria Alina il giorno in cui fu uccisa. Abbandonò il suo Paese, la Romania, quando ancora era minorenne ma la forza della disperazione la portò sin nel Ponente ligure dove accettò di vendere ogni sera il proprio giovanissimo corpo sull'Aurelia tra Albenga e Ceriale. Era finita nelle grinfie di una terribile banda di mafiosi albanesi che, oltre a lei, controllava militarmente tutte le altre sue coetanee romene che come lei si prostituivano. Gli albanesi in Liguria, è il sospetto anzi quasi la certezza degli investigatori, controllano la prostituzione, in strada e negli appartamenti, di decine e decine di romene, preferite a prostitute di altra nazionalità perché comunitarie, nei confronti delle quali, dunque, non si applica l'articolo 18 della Legge Bossi- Fini, vero e proprio spauracchio per gli sfruttatori.

La banda non solo si limitava allo sfruttamento di queste disperate ragazze ma trafficava pure in cocaina, eroina, che poi faceva spacciare al dettaglio ai cavalli marocchini della piana ingauna, ed armi che, provenienti dal paese balcanico, venivano poi rivendute alla malavita italiana. Alina, invece che continuare a vivere da schiava, desiderava emanciparsi dal probabile controllo di Florentina Gheorghe, una ex prostituta romena emancipatasi grazie al fidanzamento con Indrit Deda, albanese, il supposto boss del gruppo. Per questo fu uccisa. Le indagini successive all'omicidio portarono a conclusioni incredibili: dapprima fu accusato del delitto un supposto cliente di Alina, un povero extra- comunitario di origine nord- africana residente nell'Imperiese.

Successivamente si scoprì che per giungere al luogo del rinvenimento del cadavere della rumena si doveva obbligatoriamente attraversare una rotonda video- sorvegliata, ma la relativa cassetta registrata fu sequestrata dopo l'autocancellazione delle immagini relative alla sera del delitto. Nonostante ciò alla fine i Carabinieri, ad anni di distanza dal delitto di Alina, con l'operazione Tabula Rasa dettero il colpo di grazia all'organizzazione criminale illirica che ogni sera sfruttava le rumene sull'Aurelia. Gli arresti furono compiuti tra Albenga, Pietra Ligure, Borghetto Santo Spirito, Savona, Genova, Pieve di Teco e Torino. Quattordici le persone in manette: dieci gli albanesi considerati organici della cosca criminale; due i rumeni, oltre alla Gheorghe pure un certo Costel Vitega il cui compito era di procacciare sempre nuova carne da macello in Romania, e due pure gli italiani, anch'essi gregari e fiancheggiatori.

Ora che sei degli originari imputati è cioè gli albanesi Ismet ed Ogert Lencini, Ilir Bashaliu, Adriatik Buci, Marisel Nani ed Eduart Biba sono comparsi dinnanzi ai giudici del Tribunale di Savona la speranza è che si possa giungere pure alla verità provata sulla morte di Alina, dando così corpo ai sospetti degli inquirenti. Per ora l'accusa, infatti, nei confronti di nessuno parla di omicidio. Manca poco per giungere alla verità ma all'interno della cosca albanese il clima d'omertà è veramente fitto e ciò complica inesorabilmente il lavoro investigativo. Per ora, comunque, è emersa la certezza che in Liguria il mondo della prostituzione è in buona parte in mano agli albanesi che sfruttano giovanissime disperate romene mentre i connazionali di queste svolgono funzioni di bassa manovalanza. Ciò a Savona come a Lavagna come ad Albenga od a Sanremo.

Sergio Bagnoli

 


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