Custodire e' saper vivere!
Fantasticherie del cuore Calabria

Custodire e' saper vivere!

lunedì 23 gennaio, 2017

Ogni cosa va sempre ben custodita. Un principio, questo, sano e necessario per mille luoghi e situazioni. Vale per una casa, un Paese, ma anche per il creato, un’amicizia, un amore, un villaggio, una conquista, un lavoro, un buon stile di vita. La custodia di qualcosa è maturità, bene, correttezza, attenzione, vigilanza, saggezza. Basta sfogliare un qualsiasi libro di storia, ma anche di geografia, di economia, oppure un romanzo, una narrazione, una poesia. In ogni contesto spirituale, etico, fisico, finanziario, se manca una qualsiasi forma di custodia si rischia di perdere ciò che per qualcuno o per una comunità risulti importante o comunque necessario. Custodire non è perciò un verbo che impone una azione, ma una voce che appartiene ai caratteri essenziali dell’uomo.[MORE]

In Politica, ad esempio, non custodire la correttezza, la serietà, la parola data, una visione alta del benessere comune, significa bruciare le aspettative di una comunità che con passione, giorno dopo giorno, cerca di costruire un futuro dignitoso per il singolo e per chi vive assieme, contribuendo alla qualità del quadro sociale generale. In famiglia non costudire un modello di vita cristiana, un comportamento coerente, una chiara tendenza alla fedeltà verso i tanti valori non negoziabili, vuol dire minare pericolosamente le fondamenta della società. Custodire è saper vivere. Dove non c’è custodia, leggo in uno scritto di Mons. Di Bruno, “ogni nemico può venire, occupare, distruggere, devastare, depredare, trascinare in esilio”.

Cosa succede perciò quando dalla nostra vita ci allontaniamo dalla custodia del Signore? Perché facciamo fatica a pensare che tante cose disastrose che accompagnano le nostre giornate dipendano dalla mancanza di una benedizione permanente, possibile solo con una vita coerente alla Parola? Continua il teologo calabrese, immaginando una città protetta dalla forza degli angeli e dalla gestione benedetta e illuminata della cosa pubblica, lasciata ad un tratto al suo destino per propria apatia spirituale: “Il Signore si ritira con tutte le sue forze in campo, con gli schieramenti che custodiscono le mura e le frontiere, con le truppe che servono i cittadini dentro il regno e la città. Il popolo è abbandonato a se stesso. Gli viene meno ogni forza di custodia, protezione, servizio, assistenza. Esso è solo con sé stesso. Terribilmente solo!”.

La città non ha più le difese utili a mantenere una ordinata amministrazione della sua gente e delle sue risorse. Ognuno di noi rischia allo stesso modo, perché attratto da una logica perversa che lo rende schiavo di un sistema utilitarista sempre più aggressivo. È una scelta pericolosa, frutto di una insofferenza ai principi divini che attivano la coscienza e, senza riserve, allertano ognuno per sfuggire dalle seduzioni di satana, comunque attivo e padrone assoluto dei cuori senza Dio. Ma spesso l’uomo disdegna i richiami sapienziali della Scrittura, dei comandamenti, delle beatitudini. Custodire oggi è per molti avere sempre di più ricchezze tangibili e ruoli di comando, in sintonia con le fredde regole di mercato e sempre più lontani dal buon senso e dall’equilibrio interiore.


Egidio Chiarella
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