Cuffaro scarcerato: "Bello respirare la libertà, ma basta politica"
Cronaca Lazio

Cuffaro scarcerato: "Bello respirare la libertà, ma basta politica"

domenica 13 dicembre, 2015

ROMA, 13 DICEMBRE 2015 – “È bello respirare la libertà. Oggi posso dire di aver superato il carcere”: queste sono le prime parole pronunciate da Salvatore Cuffaro all’uscita dal carcere di Rebibbia. L'ex leader Udc ed ex presidente della Regione Sicilia ha lasciato le manette dopo aver trascorso gli ultimi cinque anni in prigione, con una condanna di favoreggiamento a Cosa nostra e violazione di segreto.

Cuffaro si era costituito il 22 gennaio 2011, dopo essere stato ritenuto colpevole dalla Cassazione. Grazie alla buona condotta, all’ex leader Udc è stato concesso di non scontare tutti e sette gli anni di prigione ai quali era stato condannato. Non è tutto: Cuffaro ritorna in libertà con una (quasi) seconda laurea in giurisprudenza per la quale ha studiato mentre era in cella e con due libri pubblicati, Il candore delle cornacchie e Il coraggio della politica.

Nonostante i titoli dei volumi richiamino il suo passato da parlamentare, Cuffaro ha affermato di non voler assolutamente ritornare alla politica: “La politica attiva, elettorale e dei partiti è un ricordo bellissimo che non farà parte della mia nuova vita. Ora ho altre priorità. Ho amato la politica e non rinnego nulla di ciò che ho fatto, non mi sento tradito”. In ogni caso, essendo stato interdetto dai pubblici uffici, l’ex presidente della Regione Sicilia non sarebbe potuto tornare alle precedenti attività. Nei suoi progetti sembrerebbe esserci, invece, un servizio di volontariato in Africa come medico. [MORE]

L’ex Udc, comunque, non si ritiene del tutto colpevole della condanna per la quale è stato posto sotto arresto: “Nella mia coscienza sono innocente. Sono andato a sbattere contro la mafia. Tornassi indietro metterei un airbag. Ho fatto degli errori, non mi voglio nascondere: io li ho pagati, altri no. Ora credo di avere il diritto di ricominciare”. E ha aggiunto: “È stato grande il prezzo che ho pagato per aver deciso di stare in mezzo alla gente. Appartiene alla mia coscienza ciò che sono stato. Non ne voglio più parlare. Credo di non aver mai favorito la mafia ma di averla sempre osteggiata e parlano gli atti amministrativi per me. Per fare una vera lotta alla mafia credo sia necessario l'impegno delle forze di polizia, dei magistrati. Ma se lasciassimo la lotta solo a loro credo che purtroppo non riusciremmo a raggiungere l'obiettivo finale. È necessario ci sia una grande educazione. E questo è il grande errore della politica. Fin quando non sarà data alle persone la possibilità di scegliere di stare nella legalità sarà difficile vincere la mafia”.

Dopo l’uscita Rebibbia, Cuffaro intraprenderà un lungo viaggio fino al paese di Raffadali, in Sicilia, dove andrà a trovare la madre, la stessa che qualche anno fa aveva scritto una lettera all’allora Presidente della Repubblica Napolitano per chiedere una grazia per il figlio.

(foto: gazzettadelsud.it)

Sara Svolacchia
 


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