Così è (se gli pare). Legalità è cultura, amore e rispetto
Cosi e' (se gli pare) Emilia Romagna

Così è (se gli pare). Legalità è cultura, amore e rispetto

giovedì 16 maggio, 2013

FORLI', 16 MAGGIO 2013 – “Coltiviamo la legalità” è un progetto realizzato dal Comune di Forlì e sostenuto dalla regione Emilia-Romagna con il supporto di numerose associazioni e imprese del territorio. L’8 e il 9 maggio di sono svolti i primi due incontri. Sono intervenuti Danilo Chirico, direttore di “Paese sera” e Presidente dell’Associazione “Da sud”, Paolo De Chiara, autore del libro ”Lea Garofalo. La donna che sfidò la ‘ndrangheta” e Alessandro Bertolucci, collaboratore del quotidiano Infooggi.it e attore e doppiatore. La legalità è cultura, coesione sociale, dialogo, uguaglianza. Come affermava Paolo Borsellino, nessuno deve rinunciare «fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità».[MORE]

L’8 e il 9 maggio si sono svolte due importanti conferenze nella città di Forlì; la prima si è svolta alla Fabbrica delle Candele e la seconda al liceo scientifico Fulcieri Paulucci Di Calboli. Entrambe hanno fatto parte di “Coltiviamo la legalità”, il percorso voluto e realizzato dal Comune di Forlì. Hai avuto il compito, con i giornalisti Paolo De Chiara e Danilo Chirico, di sensibilizzare la cittadinanza alla cultura della legalità.

La cultura della legalità, altro non è che il continuo processo di comprensione del concetto di rispetto e il rispetto è ovunque: nel modo in cui attraversi la strada, parli, tratti gli altri. Gli incontri di Forlì hanno semplicemente sottolineato ulteriormente la necessità di non scendere a compromessi con l’illegalità, il non-rispetto. Purtroppo una società votata solamente al guadagno, al business, senza la dovuta attenzione all’eticità dei comportamenti, manca di legalità e di rispetto. Ecco perché poi il denaro risulta essere l’unica leva sulla quale può fare forza anche chi prova a riportare ordine dove ordine e giustizia mancano. Dove i valori della famiglia latitano più dei criminali, quando l’amore paterno o filiale lascia il posso a traffici illeciti ed a un senso distorto, mostruoso dell’onore ecco che lì cresce e prolifera la criminalità organizzata. Chi parla di legalità parla di cultura, di amore e di rispetto, cose tanto semplici quanto importanti, tant’è che per questi valori tante persone hanno perso la vita.

«Sbagliano persino a scriverla, a pronunciarla. La scrivono n’drangheta e la pronunciano andrangheta. Sbagliano in tanti», inizia così, con la lettura di “Dimenticati”, “Coltiviamo la legalità”. È un libro dedicato alla storia e alle vittime della ‘ndrangheta, persone innocenti che hanno perso la vita per avere una vita normale. Possono essere considerati degli eroi?

Il problema è proprio questo: che sono eroi. Non dovrebbero esserlo, dovrebbero essere persone normali, dovrebbero essere vivi. Nelle situazioni atipiche, nelle tragedie reiterate, nelle anomalie sociali uno dei maggiori rischi è la normalizzazione dello stato vigente, l’accettazione della non-normalità come condizione immutabile. Chi perde la vita alla ricerca di una vita umana e dignitosa diventa un alieno, un martire o un eroe. Ma la lotta per una vita migliore dovrebbe essere un valore che appartiene a tutti, non il fardello di pochi. Il libro “Dimenticati” di Danilo Chirico, è una raccolta di storie legate da un unico filo conduttore: la speranza in una vita migliore non muore mai ed è una spinta potente che continua anche di fronte alla violenza, alla morte. Ricordare le vittime di mafia è giusto, ma è fondamentale mantenere viva e vitale la ragione di tali sacrifici, i valori alla base di certe scelte di vita.

Lea Garofalo è una donna e una madre coraggio che ha avuto la forza di dire no e che non ha voltato la testa dall’altra parte. Senza l’aiuto di nessuno, da sola, è riuscita a sconfiggere un intero clan di ‘ndrangheta. Cosa insegna la storia di Lea?

Lea Garofalo, con la sua storia, ha rotto gli schemi, tutti gli schemi. Ha squarciato il velo sulla ‘ndrangheta violenta al Nord: difficile negarne l’esistenza dopo quello che è accaduto a questa donna e a sua figlia. Ha permesso l’arresto di tutti i vertici della famiglia Cosco. Ha drammaticamente svelato l’inadeguatezza dei mezzi messi in campo nella lotta alla criminalità organizzata, bisogna fare di più, sempre di più. Infine ha strappato la maschera a tutti coloro che ancora pretendono di voltare gli occhi altrove facendo finta di non capire che il rispetto della legalità, ma soprattutto la dignità del lavoro e delle persone è parte fondamentale, deve esserlo, delle relazioni umane di ogni tipo.

In una scena del film “Alla luce del sole”, Don Pino Puglisi, insegnante di religione, entra in classe e porta con se una scatola di cartone; la butta per terra, ci sale sopra, la rompe e chiede ai ragazzi che cosa ha fatto. Questi rispondono che ha rotto la scatola, Don Puglisi conferma. «È quello che dovete fare anche voi, dovete rompere le scatole, oltre che studiare. Dovete dire si quando siete convinti di dire si e dire no quando siete convinti di dire no» così De Chiara esorta i giovani al liceo scientifico. Maggior rigore e rispetto dei diritti e dei doveri dei cittadini?

Non c’è bisogno di scomodare la criminalità organizzata e di conseguenza le persone che simboleggiano la lotta per la giustizia. Il rispetto della legge, dei diritti, delle istituzioni rende una società migliore. Sembra retorico ma non lo è. Tante piccole azioni fanno un grande cambiamento: una cartaccia buttata nel cestino anziché a terra è (ahimè) un gesto eroico in buona parte del territorio italiano. Il rifiuto di una raccomandazione è cosa rara ma preziosa nel mercato del lavoro italiano, è un segno di speranza per chi fatica a trovare un impiego. Uno scontrino fatto è segno di civiltà e correttezza. Una classe politica immacolata non dovrebbe essere un sogno, ma un’aspirazione. Certo, massimo rigore per il rispetto della libertà di tutti.

È necessario parlare di legalità, sempre, anche in una città come Forlì. La legalità è cultura, coesione sociale, dialogo, uguaglianza. Mai essere inclini al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della complicità. Proseguire sempre e comunque per la propria strada con la schiena dritta?

Certamente la “schiena dritta” è fondamentale, ma ancor più importante è comunicare l’importanza di un comportamento corretto da parte di tutti, proprio perché la nostra società non ha bisogno di eroi, ma di cittadini onesti. Una comunità che contrasta unita la disuguaglianza, il crimine, l’ingiustizia ha già salvato tante vite, ha evitato un po’ di martiri e ha seminato bene per le generazioni a venire. In italia c’è bisogno di forti iniezioni di onestà, moralità e coesione sociale; per troppo tempo e purtroppo ancora per tanti la regola che conta è quella del più “furbo” oltre che del più “forte”, un modo di vivere e di vedere le cose che forse, a volte, può permettere al singolo di sopraffare i propri simili, ma che per una comunità è una bruttissima china. Solo la solidarietà sociale, la distribuzione equa della ricchezza e del sapere, la possibilità di coltivare le proprie passioni e i propri sogni e il rispetto per l’ambiente che ci circonda possono garantire il futuro di una società. Guardiamo dove siamo adesso, fino a che punto abbiamo calpestato questi valori, per quanto tempo, e giudichiamo impietosamente che futuro ci stiamo costruendo.

Giulia Farneti e Alessandro Bertolucci
 


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