Così è (se gli pare). La necessità di un cambiamento radicale
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Così è (se gli pare). La necessità di un cambiamento radicale

giovedì 14 marzo, 2013

ROMA, 14 MARZO 2013 – Nei giorni scorsi, il segretario del Pdl Alfano con gli altri esponenti del partito si sono recati davanti al Tribunale di Milano in segno di protesta. Deputati e senatori sono dunque entrati all'interno dell'edificio e sono andati al primo piano, fermandosi proprio davanti l'aula del processo Ruby. Ieri la delegazione del Pdl è stata ricevuta da Giorgio Napolitano, il quale affermato che la protesta attuata dai parlamentari del Popolo della libertà non ha precedenti; serve una maggiore responsabilità da parte di ciascun schieramento politico.[MORE]

«Stanno tentando di eliminare per via giudiziaria Silvio Berlusconi» così ha affermato, insieme ad agli esponenti del partito, il segretario del Pdl Angelino Alfano parlando davanti all'ingresso principale del Palazzo di Giustizia, in riferimento alla situazione giudiziaria di Berlusconi, imputato a Milano per il caso Ruby e indagato a Napoli per la presunta compravendita di senatori nel 2006. È un attentato alla democrazia chiedere che il Cavaliere venga giudicato colpevole dei reati commessi oppure è giusto continuare a considerarlo ancora parte integrante della politica?

Il Presidente della Repubblica ha fatto appello al senso di responsabilità della magistratura e del Pdl, a mio parere questo significa che la magistratura deve continuare il proprio lavoro senza clamori, mantenendo il basso profilo necessario in questo momento storico del nostro Paese. Dal canto suo il Pdl dovrebbe concentrarsi sulle cose serie, il bene del Paese lasciando le vicende private di Berlusconi fuori dalla politica. Ma è come parlare al muro. La questione è vecchia quanto la carriera politica del Cavaliere. Si chiama conflitto di interessi, o, se non si chiama così, si chiama discesa in campo per “motivi di famiglia”. Chiaramente Napolitano, adesso più che in passato, non può e non deve fare finta che un terzo dell’elettorato italiano non abbia votato Pdl, e cerca di limitare le ingerenze politiche nel lavoro della magistratura e viceversa in linea con la Costituzione. Il momento è estremamente delicato.

Dopo la "marcia sul tribunale di Milano" di ieri, oggi la delegazione del Pdl è stata ricevuta al Quirinale. Il capo dello Stato ha dichiarato che la protesta attuata dai parlamentari del Popolo della libertà non ha precedenti. La magistratura è totalmente indipendente. Serve maggiore responsabilità. Come giudichi il ruolo di Giorgio Napolitano e, soprattutto, ha agito nell’interesse del Paese?

Ritengo che Giorgio Napolitano abbia sempre agito nell’interesse del Paese. La marcia del Pdl è un attacco gravissimo alla Costituzione prima che alla magistratura. Napolitano stigmatizza ma invita anche a placare gli animi. Purtroppo non si riesce a prescindere dagli interessi di parte. La vicenda personale di Berlusconi è interesse del Pdl tanto quanto il M5S con le sue inamovibili posizioni è avvinghiato ai propri peculiari interessi. Non si uscirà mai da questa situazione di stallo senza mettere da parte l’egoismo. Napolitano fa da mediatore, da garante della Costituzione. È interessante notare come il M5S e il Pdl che per anni hanno attaccato l’operato di Napolitano indefessamente e regolarmente, adesso si appellino a lui quasi come ad un nume tutelare. Questo la dice lunga sulla coerenza della nostra classe politica. Sia vecchia che nuova scintillante.

Beppe Grillo nei giorni scorsi ha rilasciato un’intervista al quotidiano economico tedesco Handelsblatt; ha fatto un'importante dichiarazione: “Di fatto l'Italia è già fuori dall'Euro. Gli Stati del Nord Europa ci tengono (dentro l’euro) soltanto fino a quando avranno recuperato gli investimenti delle loro banche in titoli di Stato italiano”, ha affermato il leader del M5S. C’è la necessità di indire un referendum popolare per stabilire se l'Italia debba o no rimanere nella moneta unica europea?

No, non c’è bisogno di indire un referendum, men che meno on line, per stabilire la permanenza dell’Italia nell’euro. Non c’è Italia senza euro e non c’è euro senza Italia, e Grillo lo sa. Solo che come fu per l’allarme “aviaria” e per l’allarme “terrorismo”, anche Grillo, da politico che ha studiato la storia e le strategie politiche, gioca la carta del catastrofismo, dell’apocalisse dalla quale solo lui può far uscire il Paese. A me pare uno stratagemma già visto, politicamente molto vecchio. Spero che la novità del M5S non sia questa. Mi nasce spontaneo un parallelismo con Berlusconi: anche Berlusconi più di una volta ha paventato l’uscita dell’Italia dall’euro, anche Berlusconi ha cercato il consenso facendo leva sulle paure, fondate e non, dei cittadini, sia Grillo che Berlusconi hanno problemi con la stampa, solo che il primo inveisce contro quella nazionale e si nega, il secondo si è sempre detto vittima degli strali della stampa straniera. Ma un minimo di equilibrio no? Una via di mezzo.

Perché è così difficile trovare ora come ora un’equità sociale tra la classe dei lavoratori e chi la rappresenta in politica?

La politica è responsabilità, senso civico, diplomazia, potere e tante altre cose. Il problema è che delle caratteristiche della politica quella centrale per tanti anni e anche attualmente è stata ed è il potere. Nel corso di questi ultimi decenni, mentre le famiglie perdevano potere d’acquisto e iniziavano o continuavano ad arrancare per far quadrare i conti, la nostra classe politica metteva al sicuro i propri privilegi, li consolidava quando possibile, trovava impieghi ai propri amici e parenti e utilizzando il potere proveniente dalla carica faceva i propri interessi. Chiaramente non si può generalizzare, ma diverse inchieste ad oggi hanno confermato l’esistenza e la perfetta organizzazione di tale sistema criminale. La colpa è solo nostra! La colpa è tutta nostra! Noi abbiamo mandato certe persone a rappresentarci, noi abbiamo disprezzato il nostro diritto al voto sottovalutandone il valore. Che dire? Possiamo vedere di recuperare il terreno perduto riappropriandoci dei nostri diritti, rivalutando il valore della legalità, del senso civico, protestando se qualcosa non ci va bene consapevoli del nostro ruolo di elettori, cittadini e contribuenti. La strada adesso è in salita ma l’equità, per me, la si raggiunge solo così.

L’idea di politica sta cambiando. Non credi che questo bisogno di cambiamento, ormai in atto, vada aldilà dei partiti e stia delineando un nuovo modo di vivere in comunità?

Vorrei che l’idea di politica cambiasse, per il momento non vedo grandi mutamenti. Cambiano i nomi e gli schieramenti ma il modo di fare politica per adesso è sempre lo stesso. I nuovi eletti in Parlamento dovranno fare molto di più del poco che stanno facendo adesso per farmi dire che la politica italiana è ad una svolta. Gli elettori italiani si sono espressi col voto, come fanno da anni, e come dovrebbero fare sempre, hanno purtroppo dovuto votare con una legge elettorale infame, ma questa è per adesso; non vedo novità al momento, anzi assisto a vecchie diatribe tirate a lucido, pronte per essere spacciate per la novità. Come sempre non facciamo pulizia, spazziamo la polvere sotto al tappeto. Per mutare la mia opinione aspetto di vedere un governo.

Giulia Farneti e Alessandro Bertolucci


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