Corte dei Conti: la pressione fiscale dei Comuni è al limite, +22% in 3 anni
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ROMA, 1 AGOSTO 2015 - Tra il 2010 e il 2014, i Comuni hanno subito tagli per circa "8 miliardi", compensati da "aumenti molto accentuati" delle tasse locali "per conservare l'equilibrio in risposta alle severe misure correttive del governo". Oggi il peso del fisco è "ai limiti della compatibilità con le capacità fiscali locali". A lanciare l'allarme è la Corte dei Conti nella relazione sulla finanza locale. Nelle città con più di 250 mila abitanti, la pressione fiscale è arrivata a 881,94 euro a testa
Negli ultimi tre anni gli aumenti delle tasse hanno raggiunto il 22%. Aumenti decisi per compensare i tagli di circa 8 miliardi attuati tra il 2010 e il 2014 dal governo. Le cifre più consistenti sono versate da chi abita nelle città con più di 250 residenti. Qui la pressione fiscale è arrivata alla cifra record di 881,94 euro a testa, mentre nei comuni tra 60mila e 249mila abitanti la riscossione pro capite si attesta a 649,69 euro. [MORE]
La dinamica delle entrate locali, scrivono i magistrati contabili, è dovuta principalmente a "due fenomeni: il deterioramento del quadro economico, con effetti penalizzanti soprattutto sul gettito risultante dalle più ridotte basi imponibili" e dalle "numerose manovre di risanamento della finanza pubblica, i cui effetti prodotti dal disorganico e talvolta convulso succedersi di interventi sulle fonti di finanziamento degli enti locali hanno determinato forti incertezze nella gestione dei bilanci e nella formulazione delle politiche tributarie territoriali".
Il governo promette di andare avanti sul piano di riduzione delle tasse. "I soldi in meno della Tasi/Imu saranno restituiti integralmente ai Comuni. E il tuo bravo sindaco saprà farne prezioso uso". Così Matteo Renzi ha risposto stamani su l'Unità a un lettore di Trento perplesso sulle ricadute per le casse dei comuni. "Smettere di tassare la prima casa è giusto e anche equo in un Paese dove l'81% degli italiani ha sudato per acquistarsi un'abitazione", spiega il presidente del Consiglio.
Tuttavia, rileva la Corte dei Conti le risorse a disposizione delle Province, a riordino non concluso, rischiano di non bastare a "garantire servizi di primaria importanza". Senza interventi "la forbice tra risorse correnti e fabbisogno" tende a una "profonda divaricazione, difficilmente sostenibile per l'intero comparto", mettono in guardia i magistrati contabili.
Tiziano Rugi
Foto: Corriere.it