Considerazioni e proposte di modifiche al Decreto Legge sulla Didattica a Distanza
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LAMEZIA TERME 10 APR - I Partigiani della Scuola Pubblica e Scuola Bene Comune contrastano il Decreto Legge che introduce la Didattica a Distanza e ne impone quasi l’obbligatorietà eludendo l’interlucuzione con le organizzazioni sindacali e lasciando i docenti in balia delle disposizioni dei dirigenti solastici che si sentono legittimati ad imporre regole, metodologie e orari non sempre in linea con le tendenze degli altri Paesi riguardanti la regolamentazione della conclusione dell’anno scolastico in corso e l’avvio del nuovo. I Partigiani della Scuola Pubblica e Scuola Bene Comune citano a proposito una dichiarazione dello Studio Legale Giovanni Bufano il quale sostiene che « l’asserito obbligo della Didattica a Distanza è stato, dunque, solo un appannaggio esclusivo di propaganda mediatica non supportata neppure dallo stesso Decreto Legge a tutt’oggi vigente. Qualsivoglia disposizione, sino ad oggi eventualmente emanata dal dirigente scolastico in senso contrario a quanto innanzi detto, è da ritenersi , dunque, inefficace».
Il decreto, introducendo unilateralmente il telelavoro, non fa altro che modificare le regole fondamentali di un rapporto di lavoro contrattualizzato. A questo punto, secondo i Partigiani e Scuola Bene Comune, sarebbe opportuno che la Didattica a Distanza mantenesse il suo carattere di volontarietà, previa cotrattazione con le organizzazioni sindacali, tutelando così l’applicazione degli articoli 33 e 34 della Costituzione relativi alla libertà di insegnamento e al diritto all’istruzione senza però disconoscere gli articoli 2 e 3 della stessa Carta. Questa adozione favorirebbe la rimozione degli ostacoli che impediscono a tutti gli studenti di fruire del diritto allo studio on line. In caso contrario a tutti studenti italiani non si garantirebbero le pari condizioni per esercitare il diritto e il dovere all’istruzione in quanto si verificherebbe tra di loro una totale disparità di prerequisiti a causa delle diverse realtà di appartenenza. Il decreto comporta altre conseguenze come il blocco dei precari di seconda e terza fascia e il mancato aggiornamento delle graduatorie da parte della Ministra dell’Istruzione che pretende dai docenti la digitalizzazione e l’operatività, a proprie spese, adducendo l’impossibilità di agire altrimenti.
« La verità –affermano i Partigiani e Scuola Bene Comune – è che temono i trasferimenti di provincia dei docenti in Graduatoria di Istituto e si vuole per il prossimo anno l’allineamento dell’aggiornamento delle Graduatorie ad esaurimento, aggiornate già lo scorso anno, con quelle delle Graduatorie di Istituto, in stridente contrasto con quanto il medesimo governo aveva scritto nel Decreto Legge n.126. In altri termini scrive una cosa a dicembre e la cancella a maggio». La ministra, disattendendo le problematiche scolastiche, sembra dimenticare i suoi trascorsi di docente e di sindacalista come attesta l’atteggiamento insensibile verso i supplenti temporanei che hanno perso la supplenza e per i quali non è stata presa in considerazione alcuna soluzione. «Si sarebbe dovuto riconoscere , a chi aveva lavorato per almeno 90 giorni, - concludono i Partigiani e Scuola Bene Comune - la validità giuridica dell'anno di servizio».
Lina Latelli Nucifero