Confesercenti: torna fiducia famiglie, 31% prevede piu' consumi
Economia Calabria

Confesercenti: torna fiducia famiglie, 31% prevede piu' consumi

sabato 21 maggio, 2016

Gli italiani tornano a sentire la ripresa e a guidare il risveglio della fiducia nell'opinione pubblica e' la ripartenza dei consumi. Per la prima volta dal 2013, infatti, su questo fronte gli ottimisti 'battono' i pessimisti: il 31% delle famiglie prevede una crescita dei consumi nei prossimi sei mesi, contro il 23% che, invece, mette in conto ulteriori cali. Il recupero di fiducia, pero', non e' territorialmente omogeneo: al Sud la quota di nuclei familiari che prevede riduzioni e' ancora al 28%, contro il 17% delle regioni settentrionali. [MORE]

E' questa la fotografia scattata dalla rilevazione dell'indice di solidita' economica delle famiglie italiane (Sef) elaborata da Confesercenti ed Swg, che misura su una scala da 1 a 100 la solidita' economica 'percepita' dalle famiglie italiane. L'indice a maggio e' tornato a salire a quota 57, dopo la battuta d'arresto di febbraio (55), segnando un aumento di 9 punti rispetto a dicembre 2013, inizio delle rilevazioni. Ma la crisi non e' ancora del tutto finita: nonostante un leggero miglioramento sul fronte dei redditi, infatti, oltre una famiglia su due ritiene ancora insoddisfacente la propria situazione finanziaria.

A livello nazionale prosegue il leggero miglioramento della percezione della condizione reddituale delle famiglie, collegata probabilmente ai segnali di miglioramento sul fronte dell'occupazione e del clima economico in generale. Ma il livello di reddito non e' ancora avvertito, nel complesso, come sufficiente: circa la meta' delle famiglie italiane, ben il 47%, segnala che il proprio reddito le consente di pagare appena le spese, mentre si assesta al 38% la quota di coloro che sente di avere un reddito che permette di vivere serenamente, senza particolari affanni. Per il 13% dei nuclei familiari il reddito di fatto non basta nemmeno per l'indispensabile, mentre solo il 2% dichiara di potersi concedere dei lussi.

Secondo la rilevazione Confesercenti-Swg, oltre una famiglia su due (il 54%) si ritiene insoddisfatta dalla propria situazione finanziaria. A pesare, probabilmente, sono stati i debiti accumulati durante la crisi e l'erosione dei risparmi di famiglia, solo parzialmente recuperati negli ultimi mesi. Ma anche in questo campo si assiste ad un leggero miglioramento: infatti sale di due punti, al 46% rispetto al 44% di febbraio, la percentuale di famiglie soddisfatte. Ma siamo ancora sotto al 48% registrato lo scorso luglio e all'inizio della rilevazione a dicembre 2013.

Nel complesso, ci sono segnali di miglioramento, ma ancora per il 41% (43% a febbraio) dei casi le condizioni di vita sono peggiorate nell'ultimo anno, anche se la percentuale scende di ben 20 punti rispetto all'inizio della rilevazione del dicembre 2013, quando toccava il 61%. Per il 52% delle famiglie si vive ancora nelle stesse condizioni di un anno fa, senza riuscire ad intercettare cambiamenti. Si assesta al 7% la percentuale di famiglie che 'sente' di vivere meglio rispetto al 2015. La percezione della qualita' della vita e' ancora insufficiente per il 18% dei nuclei familiari, mentre il 40% delle famiglie la considera accettabile e per il 42% e' soddisfacente. Nel complesso, si puo' parlare di lievi segnali di miglioramento della percezione del livello di qualita' del proprio contesto ambientale, anche se in media il voto delle famiglie e' sempre di sufficienza scarsa: 5,8 su 10, contro il 5,7 di febbraio.

"Dopo lo stop di inizio anno, le famiglie italiane recuperano un po' di fiducia e la ripresa puo' ripartire", sottolinea Mauro Bussoni, segretario generale Confesercenti. "Adesso dobbiamo far tesoro della disponibilita' degli italiani e lavorare per consolidare i segnali positivi. Il taglio dell'Irpef ed il progetto di flat tax per le Pmi annunciati dal governo sono senz'altro la via maestra da percorrere per rafforzare la fiducia di famiglie e imprese nonche' la ripresa dei consumi. Un mini-taglio fiscale, pero', sarebbe inutile: dobbiamo concentrare piu' risorse possibili su questo fronte, evitando assolutamente di 'scambiare' la riduzione Irpef con un aumento dell'Iva". (Agi)


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