Con comunità energetica 13,4 miliardi investimenti al 2030
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Con comunità energetica 13,4 miliardi investimenti al 2030. Legambiente, aiutare imprese, efficienza pilastro Recovery.
ROMA, 02 DIC - Le comunità energetiche come "motore per la decarbonizzazione del Paese", con un sistema di interventi che "potrebbero muovere 13,4 miliardi di euro di investimenti nel periodo tra il 2021 e il 2030, con vantaggi fiscali" (maggior gettito per oltre un miliardo), "ambientali" (taglio della CO2 al 2030 per più di 47 milioni di tonnellate), e "occupazionali" (di 38mila posti di lavoro tra una metà diretti e l'altra metà per l'indotto).
Questo il messaggio principale, insieme ad "una richiesta di aiuto per le imprese", che Legambiente lancia oggi in occasione della due giorni del Forum Qualenergia E' il dibattito online - in diretta sulle pagine Facebook - organizzato con La Nuova ecologia e Kyoto club per fare il punto sul "sesto pilastro del Recovery plan italiano", cioè "l'efficienza energetica, in un'ottica di scambio e condivisione di energia prodotta da fonti rinnovabili da mettere in campo su tutto il territorio". Secondo i dati dello studio 'Il contributo delle comunità energetiche alla decarbonizzazione in Italia' - realizzato da Elemens per Legambiente - "già entro il 2030 si stima che il contributo delle energy community possa arrivare a 17,2 Gigawatt di nuova capacità rinnovabile permettendo di incrementare, sempre al 2030, la produzione elettrica di rinnovabili di circa 22,8 Terawattora, coprendo il 30% circa dell'incremento di energia verde prevista dal Piano nazionale integrato energia e clima per centrare i nuovi target di decarbonizzazione a livello europeo".
"Il Recovery plan italiano - dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente - deve avere tra i suoi pilastri il miglioramento dell'efficienza energetica, lo sviluppo delle rinnovabili, del biometano e della mobilità elettrica dandosi come obiettivo prioritario quello di accelerare la diffusione su tutto il territorio nazionale delle comunità energetiche. Il governo non perda questa importante occasione, aiutando le imprese a scegliere questo scenario di condivisione e autoproduzione dell'energia da fonti pulite; tra gli altri interventi da mettere in campo per accelerare la transizione energetica, occorre promuovere le semplificazioni autorizzative per la realizzazione degli impianti".
In base ai risultati dello studio Elemens "una forte diffusione" delle comunità energetiche porterebbe "investimenti in nuova capacità rinnovabile stimati in 13,4 miliardi di euro tra il 2021 e il 2030, in caso di attivazione di tutto il potenziale" che "genererebbero ricadute economiche sulle imprese italiane lungo la filiera pari a 2,2 miliardi in termini di valore aggiunto contabile". A questo si sommano i vantaggi fiscali: "si stima un incremento del gettito di circa 1,1 miliardi". Ma anche vantaggi ambientali, con "una riduzione della CO2 al 2030 stimata in 47,1 milioni di tonnellate". Mentre sul fronte dei nuovi posti di lavoro, "si stima un impatto per unità lavorative dirette, relative solo al versante impianti, pari a 19mila addetti" che con l'indotto (interventi di efficienza energetica, gestione degli impianti, integrazione della mobilità sostenibile) arriverebbe a 38mila in totale.
E' per questo che per Legambiente è "fondamentale che il Paese acceleri al più presto in questa direzione e che il governo entro giugno 2021 recepisca le due direttive europee. Ora il disegno di legge delega è alla Camera, poi spetterà al governo presentare un decreto legislativo"; in questa viene chiesto "un confronto su obiettivi e scelte trasparenti". "Lo studio sulle comunità energetiche - spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente - dimostra le grandi potenzialità nel nostro Paese; permette di sviluppare le rinnovabili dove c'è la domanda, nei quartieri, nei distretti produttivi, nelle aree interne e agricole. Per l'Italia vuol dire rilanciare il settore edilizio, che può puntare su progetti integrati di efficienza energetica e di rinnovabili".