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L'AQUILA, 20 SETTEMBRE 2011 – Sono sette gli imputati nel processo alla Commissione grandi rischi, che nella primavera del 2009 aveva tranquillizzato la cittadinanza aquilana parlando di “segnali rassicuranti” sullo sciame sismico culminato il 6 aprile con 309 morti.[MORE]
Omicidio colposo, lesioni personali colpose e cooperazione nel delitto colposo le accuse per Franco Barberi, presidente vicario della Commissione grandi rischi, Bernardo de Bernardis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento della Protezione Civile, Enzo Boschi, all'epoca presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto denominato “C.a.s.e.” (acronimo che sta per “Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili”), Claudio Eva ordinario di fisica all'Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico della Protezione Civile.
50 milioni di euro è la richiesta delle parti civili, tra cui il Comune de L'Aquila.
Secondo i procuratori ministeriali, la valutazione di quello sciame fu «approssimativa, generica e inefficace in relazione all'attività della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico» che portò, conseguentemente, alla divulgazione di «informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell'attività sismica vanificando le attività di tutela della popolazione».
Dei sette imputati, però, l'unico a presentarsi in aula è stato De Bernardis, che ha dichiarato di essersi presentato sia «per sottolineare la professionalità e la qualità degli altri pubblici funzionari», ma anche perché l'Abruzzo è la sua terra natìa, e presentarsi al processo era un atto dovuto per la gente del luogo.
In considerazione del gran numero di persone attese – tra giornalisti, rappresentanti delle famiglie, avvocati, associazioni – il magistrato Marco Billi al quale è stato affidato il processo ha deciso di utilizzare l'aula di Corte d'Appello, anche se decine di persone sono state comunque costrette a stazionare nel piazzale antistante.
Andrea Intonti