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Paese che vai, legislazione che trovi: un antico adagio che si adatta alla normativa relativa a qualsiasi aspetto della nostra vita, e che riflette quella che può essere l’apertura o meno di uno Stato verso determinati settori, soprattutto se nuovi e in parte ancora poco diffusi. Mentre in molti casi le differenze legislative sono pressoché minime e variano soprattutto per l’entità della sanzione, in altri possiamo trovare una diversità molto più rilevante, che va addirittura dai totali divieti alle complete aperture verso determinati istituti.
La valutazione che ogni governo si trova a dover operare quando si tratta di introdurre una novità in ambito legislativo è sempre quella di un bilanciamento tra i costi e benefici che ne derivano per la società, ma anche quella del suo livello di diffusione concreto. Ed è stato questo tipo di analisi che ha portato molti Stati a dover affrontare il tema delle criptovalute, ovvero quelle monete digitali che dagli anni 2000 hanno iniziato a diffondersi in tutto il mondo. Estranee ai vari meccanismi di centralizzazione, le criptovalute hanno richiesto uno sforzo di ammodernamento da parte delle istituzioni, abituate da sempre ad affrontare il tema delle vecchie valute tradizionali, denominate Fiat.
Anche in questo caso, non si poteva prescindere dalla concreta diffusione del loro utilizzo e dalla chiara volontà degli utenti di avvalersi di un mezzo di scambio e di creazione del valore dagli indubbi benefici. Gli investitori istituzionali prima, e i piccoli risparmiatori poi, si sono sempre più avvicinati a questo mondo nuovo e interessante.
La possibilità di avvalersi di applicazioni come Bitcoin Prime, che consentono anche ai neofiti di iniziare ad avvicinarsi alle criptovalute basandosi su una guida altamente tecnica e specializzata ha eliminato quello che poteva essere l’ostacolo principale per i nuovi investitori, ovvero il tecnicismo di una materia nuova.
Una panoramica delle criptovalute nel mondo
Come vengono regolate le criptovalute nei vari Paesi del mondo?
In Italia le criptovalute vengono regolate soprattutto sotto il profilo degli aspetti fiscali, ovvero in relazione alla tassazione. In questo modo indirettamente il governo italiano ha riconosciuto la legalità delle valute digitali, sottraendole al regime dell’IVA. In ogni caso eventuali perdite e profitti ad essere relativi vanno dichiarati nell’apposita sede, a seconda che il soggetto sia una persona fisica o giuridica.
Il Lussemburgo, che vanta una raffinata tradizione in fatto di investimenti e finanza, è il Paese che mostra una più elevata propensione in Europa verso le valute digitali, dal momento che non sono regolamentate ma sono ammesse. In particolare, il Ministro delle finanze del Principato ha chiarito l’importanza di un’informazione corretta circa i rischi di questa valuta, ma ne ha anche dichiarato l’assoluta utilità. Ormai infatti è innegabile che la criptovaluta abbia una funzione fondamentale per il pagamento di beni e servizi e come modalità di creazione della ricchezza.
Malta rimane invece uno dei Paesi che non solo ha dimostrato fin dall’inizio un chiaro favore verso la criptovaluta, ma ha anche cercato di regolamentare quanto prima la materia nei suoi aspetti principali e secondari. In particolare, i tre atti legislativi adottati dal governo maltese mirano a tutelare gli investitori soprattutto sotto il profilo dell’informazione, evitando al contempo che tale legislazione divenga obsoleta nel giro di poco tempo.
In Russia, le criptovalute sono regolamentate in maniera molto semplice ovvero: sono tranquillamente ammesse e ne viene ribadita l’importanza, anche sotto l’aspetto informativo. Eventuali profitti vengono tassati se richiedono un dispendio di energia per il mining superiore a un determinato livello stabilito per legge.
L’unico Stato che rimane ancora un po’ indietro, almeno formalmente, su questo fronte sono gli Stati Uniti che non hanno ancora preso una posizione omogenea: essendo Paese federale, ogni Stato ha adottato una propria regolamentazione sull’argomento, provocando un certo livello di frammentazione normativa.