C'è bisogno d'amore e non di ipocrisia
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Chi crede deve essere in grado di contagiare chi ancora è lontano da una fede in cammino verso la verità universale del Signore. Il cristiano vero non giudica; non sale in cattedra; non consegna le pagelle; non gonfia il petto; non serve due padroni, ma semina gioia. L’ottimismo evangelico non è però l’euforia legata ad un qualsiasi evento umano che, appena finito, si perde nel vento. Esso supera la contingenza ad ogni livello e siede stabile nel cuore dell’uomo, al di là delle fibrillazioni e le emozioni positive del vissuto storico di chi abita nella Parola. Si preferisce invece, come al tempo dei farisei, abitare spesso nel culto esteriore di Dio, dove l’ipocrisia ha facile accesso nel comportamento quotidiano del singolo. Così come influisce nella dimensione sociale, politica, economica, ricreativa e familiare di una qualunque comunità. I risultati nel tempo dettano gli indirizzi su cui si edifica il futuro di ognuno.[MORE]
Non basta essere credenti per seminare “l’amore” in ogni azione che si compie nel ruolo in cui si hanno delle responsabilità giornaliere (insegnanti, studenti, artigiani, professionisti, occupati, disoccupati, padroni, dipendenti, ecc.), se poi si vive il culto esteriore del credo in Cristo e delle cose che ne conseguono. “Ogni culto è falso, se non è vissuto nella Parola in vista di una vita più piena nella Parola. La Parola esclude ogni idolatria e immoralità. Il culto senza la Parola e non in vista di essa, potrà sempre convivere con la più grande idolatria, madre di ogni immoralità e nefandezza. Per questo, per mezzo del suo profeta, il Signore grida che lui vuole l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti”. Qualcuno a proposito si dimostra sconnesso dinnanzi alla Parola di Dio nelle sue origini bibliche. Seguire la vecchia o la nuova consegnata al mondo dal Messia?
“Verità da gridare ad ogni uomo esige che si dica che Dio non vuole l’obbedienza alla Parola di Dio, ma l’obbedienza alla Parola di ieri secondo le indicazioni della Parola di oggi e oggi il Signore parla per mezzo dei suoi profeti. È la Parola dei profeti che ci rivela come va vissuta la Parola di ieri, aggiornata e vivificata dalla Parola di oggi”. Non c’è una graduatoria di merito quando si parla di fede nel Signore. Si tratta di un falso problema per alimentare l’alchimia della retorica di nuovo conio farisaico, ingannatrice e danneggiatrice del senso alto del messaggio divino agli uomini. Chi legge e porta dentro di sé la Parola di ieri è detentore di quella di oggi, vivificando il vecchio testamento nell’attualità del presente storico. La Parola è unica! È l’uomo del Signore che ci rivela ogni giorno come bisogna vivere l’insegnamento passato, aggiornato e ravvivato da quello di oggi.
Il rifiutò di Cristo da parte dei farisei deve farci capire come era falso, opportunistico e fortuito l’uso del riferimento ad Abramo e Mosè. Ai “padroni” del Tempio interessava solo il potere religioso per incidere sullo stato sociale e politico di allora. Si dimenticava che il Dio di Mosè era per il perdono e la conversione dei cuori. Tutt’altro il loro comportamento. Se un cuore non legge il presente e rifiuta l’ascolto dei suoi profeti non è altro che un simulatore di fede, incapace di leggere il passato, ignorando di riflesso il presente. L’amore, quando diventa “valore occasionale”, rischia di offrire ampi spazi al seme della ipocrisia, piantando falsità, finzione, doppiezza, conformismo e perbenismo. È quello che succede quando una società traballa nei suoi capisaldi. L’amore che nasce dalla saggezza divina permette all’uomo al contrario di piantare il seme della condivisione; della fraternità; della libertà; del benessere comune; del progresso pulito. Pilastri per un futuro migliore!
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