Se la memoria diventa immondizia. Il caso Peppino Impastato
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CINISI (PALERMO), 19 SETTEMBRE 2011 – Dell' omicidio di Peppino Impastato tutti ricordano la data – il 9 maggio 1978 – celebrata anche in una nota canzone dei Modena City Ramblers. Quello che però quasi nessuno ricorda contrada Feudo, il luogo dell'omicidio per il quale oggi Giovanni Impastato lancia l'allarme: «È diventato una discarica».[MORE]
Peppino Impastato viene portato lì, in quella che allora è solo una piccola stalla, la sera dell'8 maggio. Malmenato pesantemente e preso a sassate prima di essere trascinato sui binari della vicina ferrovia e fatto saltare in aria con una carica di esplosivo. Il resto della cronaca è ben noto ai più.
«Provo rabbia ogni volta che torno in quei luoghi di contrada Feudo, mi sembra un'offesa ripetuta a mio fratello» - dice Giovanni, che insieme agli amici di “Radio Aut”, la storica emittente dalla quale Peppino trasmetteva le sue invettive anti-mafia – rappresenta la memoria storica per quei tanti giovani che non hanno fatto in tempo a conoscere questa storia.
Gli amministratori del comune di Cinisi si erano impegnati – almeno formalmente – ad espropriare l'area per realizzarvi un vero e proprio museo a cielo aperto, un luogo che non fosse solo “meta di pellegrinaggio” ma anche punto di riferimento per la cultura anti-mafiosa siciliana e nazionale. Ma, come al solito, i soldi non ci sono.
Nel 2003 i commissari prefettizi che amministravano il comune, intanto sciolto per infiltrazione mafiosa, posero sul luogo un vincolo in quanto “bene di interesse storico-culturale”, come risulta registrato sul piano regolatore. Ma il terreno circostante rimane ancora di proprietà privata (da qui la necessità dell'esproprio).
Proprio per l'immobilismo che viene dalla giunta comunale, Giovanni Impastato ha rivolto un appello alle istituzioni, locali e nazionali, rilanciandolo poi anche dalla rete e dai quotidiani nazionali affinché si crei una grande “onda pazza” popolare per impedire che si consumi l'ennesimo oltraggio alla memoria positiva di questo paese.
Perché se, come diceva il giudice Giovanni Falcone, la mafia è un fenomeno umano, è solo attraverso la cultura che la si può sconfiggere. Quella cultura fatta di simboli su cui più d'uno, ormai da tempo, ha smesso di investire.
Andrea Intonti