Caso Meredith, conto alla rovescia per la sentenza
Cronaca Umbria

Caso Meredith, conto alla rovescia per la sentenza

lunedì 3 ottobre, 2011

PERUGIA, 03 OTTOBRE 2011 - In una Perugia assediata da oltre 400 giornalisti accreditati, è partito il countdown per la sentenza d'appello del processo per il delitto di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a coltellate nella sua abitazione la sera del primo novembre 2007 a Perugia. Infatti, i due imputati, Raffaele Sollecito e Amanda Knox, già condannati in primo grado a 26 e 25 anni di carcere,dovranno attendere fino in serata per conoscere la decisione dei giudici che verrà data in diretta tv.[MORE]

 

Oggi in aula è stata la giornata dei due accusati. A prendere la parola per primo è stato Raffaele Sollecito che, come prima cosa ha chiesto scusa ai giudici, "Sono teso, per me è un momento critico. Non ho mai fatto del male a nessuno, mai nella vita. L'accusa che mi è stata mossa contro, ho sempre pensato che si sarebbe esaurita, che si sarebbe chiarito tutto nel giro di poco tempo, invece ho dovuto sopportare e andare avanti giorno per giorno".

 

Ha sottolineato lo studente barese che "ogni giorno in carcere, alla fine del giorno è già una morte''. Continua Sollecito, ''Io e Amanda siamo in carcere da più di 1.400 giorni, lì abbiamo praticamente trascorsi quasi venti ore al giorno in uno spazio che non supera i due metri e mezzo per tre. E' difficile immaginare una cosa del genere, anche piccole cose raggiungono un'importanza fondamentale. Come una carezza o una parola di conforto. Un abbraccio''.

 

Sollecito ha concluso il suo appello ai giudici, con un gesto un po' teatrale, consegnando alla Corte un braccialetto e dicendo, "Su questo bracciale c'è scritto 'liberi Amanda e Raffaele', non l'ho mai tolto. Adesso penso sia arrivato il momento di toglierlo. Questo bracciale è un concentrato di diverse emozioni, c'è desiderio di giustizia, ci sono gli sforzi, il cammino che abbiamo fatto in questo tunnel oscuro verso una luce che sembra sempre lontana".

 


Poi è stato il momento di Amanda, la quale si è rivolta ai giudici della Corte d'Assise d'Appello, a mani giunte e in lacrime, sostenendo la sua innocenza, "Io voglio tornare a casa, voglio la mia vita".
Continua Amanda, "Io non ho ucciso, non ho violentato, non ho rubato, non ero presente. Io ho perso un'amica nel modo piu' brutale e inspiegabile. Sono la stessa persona che ero allora. La sola cosa che mi distingue da 4 anni fa e' quello che io sofferto in 4 anni''. Parlando della sera dell'omicidio dice, "Io non ero  casa, ero da Raffaele. Se fossi stata in quella casa sarei morta anch'io, insieme a Meredith".

 

Conclude il suo appello ai giudici con una dichiarazione forte, "Non voglio essere privata della mia vita e del mio futuro per qualcosa che non ho fatto. Io sono innocente. Io sono stata manipolata. La mia fiducia assoluta nell'autorita' della polizia e' caduta. Ho subito accuse ingiuste e sto pagando con la mia vita cose che non ho mai commesso".



A conclusione di queste esposizioni, il presidente della Corte d'Assise d'Appello di Perugia, Claudio Pratillo Hellmann, prima di entrare in camera di consiglio ha chiesto "rispetto e silenzio per la lettura del dispositivo". Visto tutta l'attenzione, mediatica e non, al limite del morboso che ruota intorno al caso, il presidente ha evidenziato, "Non è una partita di pallone questa , non c'è spazio per tifoserie contrapposte, ricordiamoci che è morta una bellissima ragazza in modo orribile e che ci sono in gioco le vite di altri due giovani, quindi chiediamo rispetto e silenzio quando leggeremo il dispositivo''.

 

Il presidente ha annunciato che la sentenza non verrà resa nota prima delle 20. Per motivi di ordine pubblico, la lettura della sentenza, non avverrà in presenza di spettatori, ma sarà consentito di entrare in aula ad un giornalista accreditato per ciascuna testata.

 

Nell'attesa della sentenza, la madre e sorella di Meredith si sono dette "allibite per la prosecuzione di un tam tam mediatico di assoluzione dei due imputati. Continuano i familiari della povera Meredith, "Ci vorrebbe invece il silenzio totale per permettere ai giudici di emettere la sentenza liberamente". Infine, hanno concluso affermando che "Comunque verremo a Perugia con assoluta fiducia nei giudici italiani e per ricordare Meredith davanti alla Corte".

 

Vedremo se la sentenza dei giudici coinciderà con quella mediatica, che considera innocenti i due studenti.

 

Rosy Merola


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