Campobello di Licata, estorsioni mafiose ed esplosivi
Cronaca Sicilia

Campobello di Licata, estorsioni mafiose ed esplosivi

martedì 19 giugno, 2012

AGRIGENTO, 19 GIUGNO 2012 - I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Caltanissetta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 4 persone ritenute responsabili di estorsione e detenzione illegale di armi ed esplosivi.

Grazie ai risultati ottenuti con le operazioni “Grande Vallone” e “Repetita Iuvant”, e alle dichiarazione del collaboratore di giustizia Maurizio Carruba, integrate con le precedenti indagini (“Itaca”, condotta dal Ros, e”Ghost”, dei carabinieri di Agrigento) per la Dda nissena è stato possibile prendere tale provvedimento.
Attraverso le numerose indagini, è stato possibile ricostruire l' estorsione che, tra il 2003 e il 2004, è avvenuta intorno all’acquisizione, da parte dell’impresa agrigentina Gruppo Asfalti, di un impianto di conglomerati bitumosi (in passato appartenuto alla società Sicon) di Sutera (CL), ceduto agli acquirenti dalla Aloisio Calcestruzzi dell’imprenditore Giovanni Aloisio, ritenuto vicino ad ambienti mafiosi.[MORE]

L’elemento centrale del quadro accusatorio è costituito dal brano di una missiva sequestrata nel covo di Provenzano e ora spiegata da Carruba: Falsone comunicava al latitante corleonese di aver provveduto a inviare denaro a Angelo Schillaci.
Giuseppe Falsone è ritenuto artefice occulto dell’operazione e mandante dell’estorsione, nella qualità di vertice di Cosa nostra agrigentina e di referente mafioso dell’impresa acquirente.

Il progetto risulta avvalorato dall’attività svolta da Vincenzo Parello, incaricato di seguire la costituzione della Gruppo Asfalti nella quale confluivano diverse ditte agrigentine e di sovrintendere all’acquisizione dell’impianto di Sutera. Parello, infatti teneva i contatti con Angelo Schillaci e, dopo l’arresto di quest’ultimo, con Alfredo Schillaci, al quale consegnava i soldi della quota (inizialmente 20 mila euro) spettante alla consorteria nissena per ragioni di competenza territoriale. Schillaci avrebbe goduto dell’affidamento permanente alla sua ditta di commesse per il trasporto del materiale commercializzato dall’impianto.

A seguito di operazioni di ricerca compiute in un tunnel di convogliamento delle acque piovane, nelle vicinanze dell’impianto dei fratelli Schillaci, è stato trovato un arsenale della famiglia mafiosa di Campofranco.

 

(foto da:salvatoreloleggio.blogspot.com )

 

Elisa Mirabile


Autore
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