Calcio, è morto Siniša Mihajlović. Leone in capo combattente fuori
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Calcio, è morto Siniša Mihajlović. Leone in capo combattente fuori

venerdì 16 dicembre, 2022

Bologna, 16 OTT - Si è spento dopo aver combattuto dal 2019 contro la leucemia il tecnico serbo Siniša Mihajlović, ex giocatore di Lazio e Inter, fino a qualche mese fa alla guida del Bologna nel campionato di serie A.

Lo comunicano la moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen,  lasciando un profondo sgomento a  tutto il mondo calcistico e non per questa scomparsa ingiusta e prematura.

Resterà, comunque, vivo il ricordo di un lottatore che ha saputo farsi amare anche dai rivali in campo.

CIAO SINISA!

Nel dettagli

Un uomo duro, divisivo, che non ha mai smesso di lottare in campo e nella vita: “Sono sempre stato un uomo difficile, che si esaltava negli scontri. Ma con certi avversari la battaglia è più dura”, disse una volta

Aveva 53 anni Sinisa Mihajlovic, da tre anni combatteva contro la leucemia. L’ex allenatore del Bologna aveva parlato della malattia per la prima volta in una conferenza stampa il 13 luglio 2019. Il 29 ottobre 2019 il trapianto di midollo osseo al Sant’Orsola di Bologna, il 22 novembre le dimissioni.

All'inizio di quest'anno il peggioramento, fino alle notizie di questi giorni che circolavano nell'ambiente: Sinisa non ce la fa.

Oggi la triste notizia affidata dalla famiglia a questo comunicato: “La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic. Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessndro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo con tutto l’amore che ci ha regalato”.

L’ex allenatore di tante squadre di calcio italiane, purtroppo, ha dovuto abbandonare la panchina più importante, la panchina della vita, sconfitto dalla leucemia che gli era stata diagnosticata nel luglio 2019. Siniša, in quel momento, durante una conferenza stampa, aveva svelato tutta la sua fragilità pronunciando poche parole ma risolutive: “Ho la leucemia. Rispetto la malattia, ma la sconfiggerò”. Aveva affrontato quei momenti difficili con grande forza d’animo, con lo stesso spirito battagliero dimostrato in campo, e tra ricoveri e trapianti, non si era mai abbandonato all’autocommiserazione grazie anche all’affetto della sua famiglia. Dopo una fase di remissione, la malattia aveva di nuovo bussato alla sua porta all’inizio del 2022, ma questa volta l’allenatore non è riuscito a sconfiggere l’avversario in campo.

Uomo e allenatore duro, divisivo, controverso, aveva vissuto sulla sua pelle gli orrori della guerra nell’ex Jugoslavia, aveva combattuto molte battaglie, ma mai avrebbe immaginato di perdere la partita della vita.

Ed è proprio questo il titolo del libro scritto nel 2020, insieme a Andrea Di Carlo, “La partita della mia vita”, un’autobiografia che ripercorre la sua infanzia difficile, i trionfi e gli insuccessi, i ricordi calcistici con aneddoti e annesse polemiche ma, soprattutto, dove confessa la sua malattia, per la prima volta, senza reticenze o paure.

Durante una intervista a “Porta a Porta”, nel 2021, aveva anche ammesso: “Il cancro mi ha fatto capire i veri valori della mia vita. Ora riesco anche a piangere, prima ero un uomo troppo duro, un divisivo. Ma dopo la scoperta del cancro ho unito tutte le persone a me più care perché lottassero con me".

Nasce a Vukovar nel 1969, la città sul Danubio al confine con la Serbia, rasa al suolo nel 1991, da madre croata e padre serbo; il calcio lo appassiona, lo spinge ad andare avanti, ha un sinistro micidiale, appena ventenne milita nella “Stella Rossa” di Belgrado con cui vince una Coppa dei Campioni. Nel 1992 inizia la sua carriera italiana, indossa le maglie di molte squadre, Roma, Sampdoria, Lazio e Inter; con i neroazzurri vince più trofei ma la consacrazione la raggiunge con i biancocelesti. In seguito diventa allenatore di Bologna, Catania, Fiorentina, Nazionale serba, Sampdoria, Milan, Torino e di nuovo Bologna, da cui viene esonerato a settembre 2022, l’ultima panchina della sua vita.

Un finale amaro, per un uomo come lui, arrivato a quel bivio dove finisce lo show dell’allenatore e inizia il palcoscenico della vita.

Tra i tanti atleti che gli devono qualcosa, c’è il giovane Gianluigi Donnarumma, da lui scoperto, che in una intervista risponde così a chi gli domanda su chi fosse più importante tra Mihajlovic e Ibrahimovic: “Per me sono stati importanti tutti e due per i loro caratteri forti e gli insegnamenti. Se devo scegliere dico Siniša. Una persona importantissima, ha avuto il coraggio di mandarmi subito in campo in un momento complicato per lui e per il Milan”.

E come non ricordare Ibrahimovic e Mihajlovic insieme sul palco di Sanremo, uniti da un’amicizia nata nei campi di calcio, legati non solo dalle origini ma anche dallo stesso atteggiamento nell'affrontare le diversità della vita.

Con il ritorno della malattia, Mihajlovic ha continuato a lottare, sempre sostenuto dalla sua famiglia, dai figli e dalla moglie Arianna Rapaccioni, con la quale aveva partecipato a ”Ballando con le stelle” nel 2020, che gli sono stati sempre al fianco, sostenendolo nella lotta più difficile della sua vita.

Ed è proprio Arianna, la moglie, che lo scorso 7 novembre aveva pubblicato un post sui social, una foto e una dedica d'amore, un amore che siamo sicuri neanche la morte potrà mai sciogliere: “L’amore è qualcosa di eterno, l’aspetto può cambiare ma non l’essenza”.


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