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Calabria e Campania tra le regioni più povere d’Europa secondo Eurostat

Nicola Cundò
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Calabria e Campania tra le regioni più povere d’Europa secondo Eurostat
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L’ultimo report Eurostat fotografa un Mezzogiorno ancora in difficoltà: quasi una persona su due vive a rischio povertà o esclusione sociale

Cresce la forbice tra l’Europa che avanza e quella che resta indietro. Secondo gli ultimi dati Eurostat 2024, la Calabria e la Campania si confermano tra le regioni europee con il più alto rischio di povertà o esclusione sociale, insieme alla Guyana francese.

In Calabria, il 48,8% della popolazione è considerato vulnerabile dal punto di vista economico e sociale; in Campania la percentuale scende di poco, al 43,5%. Si tratta di valori superiori alla media europea e perfino alle città autonome spagnole di Melilla (44,5%) e Ceuta (42,2%).

Il Sud Italia resta il cuore fragile dell’Europa

Nel Mezzogiorno d’Italia, quasi una persona su due vive in condizioni di precarietà. Anche Sicilia (40,9%) e Puglia (37,7%) superano la soglia critica del 33%, indicata da Eurostat come valore di allerta sistemica.

In tutta l’Unione Europea, oltre 93 milioni di cittadini risultano a rischio povertà o esclusione. Le aree più colpite restano il Sud Europa — in particolare Grecia, Bulgaria, Spagna e Romania — e i territori d’oltremare francesi.

La novità, tuttavia, è che la fragilità economica tocca anche alcune aree un tempo prospere come Bruxelles e Brema, dove aumentano disuguaglianze e precarietà.

Bolzano esempio virtuoso: occupazione e benessere ai vertici UE

All’estremo opposto, 26 regioni europee registrano un rischio di povertà inferiore al 12,5%. Tra queste spicca la Provincia autonoma di Bolzano, con appena il 6,6% della popolazione vulnerabile: è il dato più basso dell’intera Unione Europea.

Il contrasto con il Mezzogiorno evidenzia quanto pesino ancora occupazione bassa, salari stagnanti e welfare insufficiente a compensare le disuguaglianze.

Salari fermi e contratti precari: l’allarme del Presidente Mattarella

Sul tema è intervenuto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sottolineando come la quota di reddito da lavoro sia diminuita in modo significativo nell’ultimo decennio.

“Alla robusta crescita dell’economia seguita al Covid non è corrisposto l’aumento dei salari reali”, ha ricordato il Capo dello Stato, richiamando l’attenzione sugli squilibri retributivi e sull’uso dei contratti pirata.

Disuguaglianze territoriali e di genere

L’analisi Eurostat mostra una frattura netta tra Nord e Sud Italia.

Le regioni del Nord – come Bolzano, Valle d’Aosta, Trento, Toscana e Veneto – registrano tassi di occupazione superiori alla media europea.

Nel Meridione, invece, la situazione resta critica:

  • Calabria: 48,5% di occupazione
  • Campania: 49,4%
  • Sicilia: 50,7%

A fronte di una media europea del 75,8%, il divario territoriale tra Bolzano e Calabria supera i 30 punti percentuali.

Ancora più marcata la disparità di genere: in Puglia, Campania e Basilicata, la differenza tra uomini e donne occupati supera i 29 punti, peggio fa soltanto la Grecia.

Conclusioni

Il rapporto Eurostat 2024 mette in luce un’Europa a due velocità, con un’Italia spaccata tra un Nord dinamico e un Sud ancora fragile.

La lotta alla povertà e alle disuguaglianze sociali passa da politiche attive del lavoro, maggiori investimenti in formazione e un sistema di welfare più equo, capaci di restituire dignità economica e speranza alle aree più deboli del Paese.


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Scritto da Nicola Cundò

Giornalista di InfoOggi

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