Botte e minacce a moglie per due anni per aborto, allontanato
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MONZA, 25 APRILE - Un uomo è stato sottoposto a divieto di avvicinamento alla moglie, una 43enne italiana, e allontanamento dalla casa familiare a Bernareggio (Monza) per averla picchiata, minacciata di morte e costretta a restare in casa senza alcun contatto con l'esterno se non per lavorare, a partire dal giugno 2017, ossia per quasi due anni. E ciò per "punirla" di aver perso il figlio che portava in grembo. Il provvedimento è stato emesso dal Gip di Monza a seguito di un'indagine dei carabinieri partita dalla denuncia della donna.
"È colpa tua, ora esci di casa solo per andare a lavorare", le avrebbe detto l'uomo. E poi l'avrebbe costretta a subire botte e minacce di morte, rivolte anche ai familiari di lei. Questo, secondo le indagini dei militari, il comportamento dell'uomo nei confronti della moglie, "colpevole", secondo lui, di un aborto spontaneo nel 2017.
"Se parli ancora vengo a casa e ti riempio di botte, te e la tua famiglia", diceva l'uomo quando qualcuno dei parenti della moglie gli chiedeva spiegazioni del suo comportamento. E ancora ripeteva alla donna: "Tanto io non ho niente da perdere, in carcere ci vado volentieri, per una m.... come te ci vado". Dopo averle sequestrato il cellulare e averle impedito di usare il pc per connettersi a internet, alla richiesta di separazione della moglie lui ha reagito strappando le carte dell'avvocato e, scoperto mentre chattava con un'altra donna, ha picchiato la 43enne colpendola con una mensola e minacciandola di morte: "io ti sgozzo". Durante l'ultima lite, ad inizio aprile, l'uomo avrebbe tentato anche di soffocarla. Lei, a quel punto, è scappata in auto e ha chiesto aiuto al 112. Salvata dai carabinieri, la donna ha finalmente trovato la forza di denunciare anni di abusi.