Bossi and "The family" verso il processo. Truffa per 40 milioni di euro
Cronaca Lombardia

Bossi and "The family" verso il processo. Truffa per 40 milioni di euro

sabato 30 novembre, 2013

 MILANO, 30 NOVEMBRE 2013 - La Procura di Milano ha chiuso, ieri, le indagini in vista della richiesta di rinvio a giudizio per Umberto Bossi, i suoi due figli Riccardo e Renzo, e altre persone per la vicenda della gestione dei fondi della Lega. Le accuse per l'ex segretario del Carroccio sono di appropriazione indebita e truffa allo stato per circa 40 milioni di euro. Verso il processo anche i figli Riccardo e Renzo, Rosi Mauro e altre sei persone.

La truffa sarebbe stata messa a segno in concorso con lo scomparso segretario amministrativo Maurizio Balocchi per il rendiconto dell'esercizio 2008 e con l'allora tesoriere leghista Francesco Belsito per il 2009 e 2010. Bossi e gli altri indagati, sempre secondo l'accusa, avrebbero ingannato i presidenti di Camera e Senato e i revisori pubblici parlamentari, che autorizzavano la liquidazione dei rimborsi.

Da quanto emerge dall'atto dei pm, attraverso rendiconti irregolari presentati in Parlamento Umberto Bossi in ''qualità di legale rappresentante'' del Carroccio avrebbe truffato lo Stato per circa 40 milioni di euro. Cifra di gran lunga maggiore rispetto a quella che era venuta alla luce fino ad oggi, circa 18 milioni di euro. Gli investigatori del nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano, infatti, hanno analizzato oltre ai rendiconti del 2009 e del 2010 anche quello del 2008, per cui la Lega avrebbe ottenuto indebitamente rimborsi elettorali pari a ''22.473.213'' euro. Per il 2009, invece, avrebbe incassato illecitamente ''17.613.250'' euro, mentre nel 2010 ''i revisori pubblici hanno dichiarato l'irregolarità del rendiconto'' e i soldi richiesti non sono arrivati al partito. Secondo l'accusa, la Lega avrebbe incassato soldi pubblici ''in assenza di documenti giustificativi di spesa ed in presenza di spese effettuate per finalità estranee agli interessi del partito politico''. Di qui l'accusa di appropriazione indebita per Bossi e i suoi figli per una serie di spese personali.[MORE]

Al Senatur sono contestate 208 mila euro di spese personali con soldi pubblici. Lo scrivono i pm di Milano nell'avviso di chiusura indagini. L'ex segretario del Carroccio è accusato di appropriazione indebita per aver usato fondi pubblici del partito per pagare multe, cartelle esattoriali, ''lavori edilizi'' per la casa di Gemonio (1583 euro), assegni anche da 50 mila euro. E poi 160 euro per ''acquisto regalo di nozze'', 27 mila euro per ''abbigliamento'', gioielli, 1500 euro di dentista, 81 mila euro per lavori in una casa di Roma.

A Renzo e Riccardo Bossi viene contestato di aver usato a fini personali circa 303mila euro di soldi pubblici ottenuti dalla Lega come rimborsi elettorali. Il figlio Riccardo, pagando multe e perfino staccando assegni per il mantenimento della ex moglie, di 157mila e 933 euro; mentre Renzo, noto come “il trota”, avrebbe speso tra le altre cose oltre 77mila euro per l'acquisto dell' ormai famosa laurea albanese presso l'Università Kristal di Tirana e tra multe e noleggi auto sarebbe arrivatoa un totale di 145 milaeuro.

Ma non finisce ancora qui. Recordman delle distrazioni, l’ex tesoriere Belsito si sarebbe appropriato, con prelievi continui di cui dunque non si conosce sempre l’esatta destinazione, di due milioni e 400 mila euro. Soldi, contesta l’accusa, di cui si sarebbero appropriati nel giro di appena tre anni, fino al 2011. Rosi Angela Mauro ha speso invece 77 mila euro per far comprare la laurea in Albania a Pierangelo Moscagiuro, il suo ex capo scorta appropriandosi complessivamente di quasi 100 mila euro.

La procura di Milano contestualmente alla chiusura delle indagini sui fondi della Lega a carico dell'ex tesoriere Francesco Belsito, dell'ex segretario Umberto Bossi, dei suoi due figli e di altre persone, ha chiesto l'archiviazione delle posizioni dell'ex ministro Roberto Calderoli della moglie del Senatur Manuela Marrone e anche dell'ex legale del Carroccio e ex componente del Csm Matteo Brigandì, poiché non si è riusciti a provare il reato.

Michela Franzone

 


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