Bologna, nel capoluogo disoccupato un ragazzo su due
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BOLOGNA, 1 OTTOBRE 2014 – La disoccupazione giovanile in Italia è una realtà in costante aumento. Non sono belle notizie, soprattutto per il capoluogo emiliano, che ha visto raddoppiare i senza lavoro tra i 15 e i 34 anni dal 2008 ad oggi. Oltre 29mila persone risultavano iscritte fino a Giugno nei centri per l'impiego della provincia, quasi 3mila in più rispetto all'anno scorso. Un esercito in costante aumento di uomini e donne precari che hanno perso il lavoro, ex studenti alla ricerca del primo impiego o ragazzi che sopravvivono tra un lavoretto e l'altro. In una terra che è sempre stata ricca di occupazione, la situazione risulta ancora più drammatica.[MORE]
Secondo i dati pubblicati ieri dall'Istat, i giovani senza lavoro (15 - 24) in Italia ammontano al 44,2%, e Bologna si trova in cima alle classifiche per la disoccupazione dei giovanissimi. Secondo gli ultimi dati disponibili, che si riferiscono alla media del 2013, nel capoluogo emiliano è alla ricerca di lavoro il 45,7% dei giovani sotto i 24 anni, contro il 28,9% del 2012 e il 4,4% del 2008: dieci volti di più rispetto a sei anni fa. Un dato che piazza Bologna al settimo posto in Italia, subito dopo Torino (46,4 %) ma poco lontano – nell'ordine – da Catania, al quinto posto (49,6 %), Palermo, Bari, Napoli e Messina (prima, col 65,5%). Un picco che gli esperti cercano di spiegare con l'alto tasso di scolarizzazione della provincia, ma che non può risultare drammatico se lo si confronta con i dati del 2008.
Numeri che vengono rafforzati dai dati raccolti in Provincia: tra i 92mila che a giugno cercavano un posto di lavoro presso un centro per l'impiego, bel 29mila avevano meno di 34 anni, numeri quasi raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2008, e con un aumento consistente nella fascia giovanissimi, passati da 3.600 a 7.100. "Tra i disoccupati il 12% è laureato e quasi il 37% ha la scuola media inferiore, a Bologna non era mai successo - commenta il segretario della Cgil, Maurizio Lunghi - Servono risorse per intervenire sulla formazione e sul collegamento scuolaimprese, come in Ducati e Lamborghini".
Stefania Putzu