Bloccato il concorso per cancellieri: "Ha escluso i non italiani"
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ROMA, 2 GIUGNO - 800 posti per 308.000 aspiranti: questi i numeri che la commissione d'esame presso la nuova Fiera di Roma si è trovata di fronte, chiamata alla selezione dei candidati all'ufficio di assistente giudiziario. Tutto nella norma, fino al ricorso di una signora di nazionalità albanese che denunciava l'esclusione dal concorso dei cittadini non italiani. [MORE]
Mehillaj Orkida, cittadina albanese poco più che trentenne, ha fatto ricorso contro il requisito della cittadinanza italiana previsto dal bando, appoggiata dalla onlus “L'Altro Diritto”, il cui comitato scientifico è composto da una lunga serie di giuristi provenienti da diverse università. La causa è finita al giudice del lavoro di Firenze, Stafania Carlucci, che nella giornata del 27 maggio si è pronunciata in favore del ricorso, intimando al Ministero della Giustizia di riammettere al concorso (sia pure con riserva) la signora Orkida, ma ache i candidati comunitari e quelli non comunitari che comunque fossero in regola con i permessi.
Non è tutto: il giudice ha anche disposto tramite ordinanza la sospensione del concorso fino alla conclusione del giudizio di merito relativo al ricorso, “in modo da permettere ai cittadini comunitari e agli stranieri rientranti in una delle categorie previste dall'articolo 38 del decreto legislativo 165/2001 di essere rimessi in termini per la presentazione della domanda e così partecipare con riserva al concorso”.
Intanto il Ministero della Giustizia si è opposto alla causa di lavoro intentata dalla cittadina albanese, ricordando che un decreto di palazzo Chigi del 1994 stabilisce che per posti come quelli nel settore giudiziario non si può prescindere dalla cittadinanza italiana. E ciò perchè lo stesso decreto 165/2001 ha poi stabilito il principio della «tutela dell’interesse nazionale»: i cittadini dell'Ue possono accedere ai posti della Pubblica amministrazione, a patto che ciò non implichi “esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri” e conseguentemente impatti proprio con la tutela dell'interesse nazionale.
Pronta però la risposta del giudice di Firenze, che per smontare la tesi del Ministero della Giustizia ha fatto leva sulla giurisprudenza comunitaria e sulla nozione restrittiva di “esercizio di pubblici poteri”, che non si estenderebbe all'ufficio di assistente giudiziario.
Claudio Canzone
Fonte foto: infermieristicamente.it