Biglietto per l'Inferno, indimenticabile leggenda italiana
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Gli anni 70.
Ogni volta che tali anni si nominano vengono alla mente le rivolte giovanili, la guerra del Vietnam,le Brigate Rosse, i pantaloni a zampa di elefante...e il rock. Già il rock, quel genere che trova le sue radici negli anni 50 e prima ancora nell'old blues di New Orleans, al quale Jimy Hendrix con la sua Fender aveva dato una sterzata, un percorso nuovo e destinato a essere inesauribile. [MORE]
E dopo arrivano i Pink Floyd, i Doors, i Led Zeppelin, i Cream e infiniti altri, compreso tutto quel filone avanguardistico chiamato progressive-rock del quale fanno parte gruppi quali King Crimson, Gentle Giant e Van der Graaf Generator. E in Italia? Beh in Italia avevamo la Carrà, Pappalardo..certo c'era anche Rino Gaetano, Mia Martini, quest'ultimi grandissimi, e comunque parte di una scena in generale nettamente superiore sotto ogni aspetto a quella odierna, ma che da soli non avrebbero potuto competere con quanto si andava suonando al di là del Bel Paese. Però. C'è un però, perchè forse non tutti sanno che il rock progressivo negli anni 70 in Italia si faceva, eccome.
Come dimenticare Demetrio Stratos, uno dei più grandi cantanti della storia, e gli Area, sua band, come dimenticare il Banco del Mutuo Soccorso, La PFM, La Locanda delle Fate e la band della quale ci occuperemo oggi, i Biglietto per l'Inferno?
Non dimenticherò mai quando sono andato nel negozietto di cd della mia città e ho chiesto un disco dei Biglietto per l'Inferno: la commessa, mani al pc, mi chiese solerte: "Un biglietto per..?". E' veramente triste che in Italia viga una sorta di esterofilia, che porta a considerare inferiore quanto viene prodotto qui in favore di quanto partorito all'estero, sebbene si ponga tranquillamente allo stesso livello.
Prima di raccontare le vicende del Biglietto è bene però che tutti abbiano presente cosa si intende con Progressive-Rock: in realtà non l'ho mai capito, mi è sempre andata bene la definizione "quando non sai cos'è, è progressive". Scherzi a parte, la musica di un gruppo viene definita progressive quando è caratterizzata dall'uso di strutture musicali inconsuete, impiego frequente di tempi dispari ed eventualmente anche strumenti estranei alla musica suonata (basti pensare al celeberrimo flauto traverso di Ian Scott Anderson dei Jetrho Tull).
Adesso che abbiamo capito cos'è il progressive-rock, possiamo parlare dei nostri amici di Lecco.
I Biglietto per l'Inferno nascono nel 1972 dopo l'incontro durante un concerto di due band, che decisero di unire le proprie forze non sapendo che avrebbero dato alla luce uno dei progetti leggendari della musica non solo italiana, ma mondiale.
Il primo brano composto dal complesso fu Confessione, una canzone musicalmente davvero all'avanguardia per quei tempi e che contiene alcuni riff di chitarra che ricordano certe cavalcate del gruppo icona dell' Heavy Metal Iron Maiden. Ma Confessione è anche e soprattutto Claudio Canali, inclemente nei confronti della chiesa con un testo che sottolinea l'ipocrisia di questa istituzione.
L'omonimo album, che contiene anche tale brano, uscì nel 1974. In altri paesi sono certo che sarebbe stato nelle colonne sonore di generazioni intere di studenti, ma in Italia evidentemente si preferiva altro.
"Biglietto per l'Inferno" è un disco che in sè contiene talmente tante sfaccettature che provare ad analizzare il platter track-by-track occuperebbe non solo questo ma diversi numeri della rubrica. Si passa dai già nominati richiami (ma sarebbe meglio dire anticipazioni) Heavy Metal di Confessione alla lacerante, cupa malinconia de "L'amico Suicida", della durata di ben sedici minuti, che ci racconta le più recondite intimità dell'uomo e le sue riflessioni riguardo alla morte, non solo con il bellissimo testo, ma anche e soprattutto con la musica, che scandisce il ritmo in parti ben distinte, accompagnata dalla voce di Canali la cui intonazione magari non perfetta aiuta a rendere l'atmosfera del brano, la cui folle poliedricità rappresenta in modo perfetto la natura incoerente e mutevole dell' uomo.
Tali caretteristiche sono proprie di tutto il disco, rendendolo assolutamente unico anche nel suo genere: assoli di chitarra di e di tastiera, accompagnati da una sessione ritmica di basso e batteria mai banale, rendono l'ascolto sempre fresco e mai scontato. Numerose sono infatti le parti strumentali che potrebbero annoiare i non abituati a queste sonorità, ma è soprattutto in tali segmenti che si nota l'abilità compositiva dei Biglietto per L'inferno, capaci di destreggiarsi senza difficoltà tra i generi più disparati.
Certo, magari nel 2011 è facile criticare la produzione di allora, con una batteria magari troppo in ombra e suoni di chitarra non sempre azzeccati, ma è innegabile il fascino di sentire il respiro di Canali mentre suona il suo flauto, e in generale si ha la sensazione di musica suonata davvero, caratteristica tipica dei dischi usciti in quell'epoca e oggi troppo spesso trascurata, alla ricerca di una perfezione sterile, che rende spesso le produzioni finte e fredde.
"Il Tempo della Semina", album che avrebbe dovuto seguire l'omonimo del 1974, ha una storia incredibile. Sarebbe dovuto uscire nel 1975, ma la casa discografica della band fallì e il disco venne alla luce solo nel 1995, in un mercato ormai cambiato. L'album è comunque di valore altissimo, ogni canzone è una storia a sè e i testi sono sempre accattivanti e allegorici. Musicalmente i nostri seguono quanto iniziato con il disco precedente, presentando comunque elementi freschi e nuovi.
I Biglietto per l'Inferno dopo le registrazioni del secondo disco si sciolsero, e ognuno dei componenti intraprese strade diverse dando vita a progetti personali. Curiosa la storia di Canali, che per il suo odio contro il clero veniva soprannominato "voce del Diavolo", che nel 1994 prese i voti come frate eremita, strada che segue ancora oggi.
Nel 2007 probabilmente il gruppo si accorge grazie alle nuove tecnologie come la gente ancora lo segua e lo ami, quindi i membri fondatori si riuniscono e danno vita a " Tra l'assurdo e la ragione", pubblicato nel 2011, che vede i vecchi brani riarrangiati in chiave folk e un inedito, con la partecipazione di nuovi musicisti tra cui Mariolina Sala, che copre il ruolo di Canali, che comunque, con lo pseudonimo di frate Isaia, partecipa alle registrazioni sia come voce recitante che come flautista.
La speranza è che i Biglietto per l'Inferno possano regalarci altre perle come quelle del passato, non tentando di scimmiottare i vecchi dischi, cosa ovviamente impossibile, ma provando a regalare ai vecchi e ai nuovi fans degli album suonati col cuore, creando musica che non abbia limiti di generi o di forma, come lo fecero allora.
E così finisce anche il secondo numero della rubrica Note e Parole. Spero di aver reso giustizia a una band tanto fenomenale quanto sottovalutata e dimenticata, augurandomi che possa trovare nuovi giovani ascoltatori che la aiutino a non morire mai.
Ci si vede la prossima settimana con il grandissimo Rino Gaetano!
(foto da bigliettoperl'inferno.com)