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Roma, 9 novembre. La zampata del leone ferito ha solcato un fogliaccio in diretta nazionale. Un fotografo dell’Ansa ha immortalato una carta intestata alla Presidenza del Consiglio in cui Silvio Berlusconi a Montecitorio, subito dopo la comunicazione dell’esito del voto di ieri, appuntava le successive mosse politiche da farsi. Salta agli occhi il primo appunto: 308 e 8 traditori. [MORE]La premura con cui il Presidente del Consiglio ha annotato questo dato rivela che l’esito della votazione non era affatto scontato e che, addirittura, è plausibile ipotizzare che erano state fornite della rassicurazioni circa l’esistenza di una maggioranza più solida. Così non è stato ed umanamente la cosa ha i tratti impressionanti della caduta rovinosa del leader abbandonato dai suoi uomini. Non siamo forse in presenza di un evento analogo a quello del 25 luglio 1943 quando il Gran Consiglio del fascismo sfiduciò un Mussolini incredulo, tradito anche dal genero Ciano, ma le modalità di gestione del potere di Berlusconi, da sempre descritto come persona suadente e capace di incantare gli uomini della sua corte, acuiscono il dolore dell’uomo che sulla fiducia dei suoi sottoposti ha basato tutta una carriera politica e non solo politica. In realtà, già nella serata di ieri intervenendo nei Tg nazionali Silvio Berlusconi ha corretto quel dato di 8 traditori, indicando in 7 il numero corretto: ha escluso dalla conta Malgieri, assente giustificato al momento del voto. Se si escludono l’on. Papa e l’on. Nucara, assenti per motivi extra-politici, è possibile oggi individuare i sette parlamentari che hanno fatto mancare il sostegno al governo: Fabio Gava, Giustina Destro e Giancarlo Pittelli (firmatari della lettera dei dissidenti del pdl, assieme a Stacquadanio e la Bertolini, che hanno votato a favore del governo)già nelle settimane passate avevano fatto trapelare la loro insofferenza a rimanere nell’area della maggioranza, pur non avendo comunicato il passaggio ad altro gruppo parlamentare. Più dolorosa la defezione di Roberto Antonione, anche lui firmatario della lettera dei dissidenti del 2 novembre. L’ex presidente della Regione Friuli Venezia Giulia è stato coordinatore nazionale di Forza Italia nel 2001 e soprattutto era un amico personale del Presidente del Consiglio. L’unico a votare espressamente per l’astensione (gli altri parlamentari che non hanno votato a favore non hanno partecipato al voto) è il deputato del Pdl Franco Stradella. Non ha partecipato al voto anche il siciliano Franco Stagno d’Alcontres, in protesta per la mancato impegno del governo nella ricostruzione di Giampilieri nel messinese, dopo l’alluvione dell’anno scorso. Attese, invece, le insubordinazioni dei tre parlamentari del Pdl passati all’Udc: Alessio Bonciani, Gabriella Carlucci, Ida d’Ippolito. Aveva votato a favore del governo in precedenti circostanze, e non ha confermato il sostegno al rendiconto generale Calogero Mannino. Stesso discorso per Santo Versace, ormai perso dalla maggioranza da tempo. Riepilogando il conteggio degli otto, poi sette traditori è presto fatto, al netto dei parlamentari che avevano con nettezza già prima di ieri espresso la loro defezione: i fedifraghi sono Gava, Destro, Pittelli, Antonione, Stradella, d’Alcontres. Come si vede sono sei: ma c’è una defezione eccezionale di un deputato che, pur essendo già regolarmente iscritto al gruppo dell’Udc, colpisce al cuore Berlusconi. Si tratta di Gabriella Carlucci, definita dal premier in un intervento a Radio anche Io, Iscariota. Tutto poteva immaginarsi Berlusconi tranne di essere impallinato proprio da una persona che proviene dal suo mondo più intimo: quello delle paillettes televisive.
Emiliano Colacchi