Berlin Alexanderplatz: un romanzo tra metropoli e follia
Cultura e Spettacolo

Berlin Alexanderplatz: un romanzo tra metropoli e follia

mercoledì 21 dicembre, 2011

Berlin Alexanderplatz. Un romanzo in cui la semplicità del titolo originale mostra il carattere principale della metropoli all’interno di una storia d’amore e di follia umana. E non solo dalla metropoli in generale, ma di una piazza crocevia e centro del vagare del protagonista appena uscito di galera, un crogiolo di disgregazione e ricostruzione che attraversa la società tedesca nel dopoguerra.[MORE]

“Impresa costruzioni Becker-Fiebig”, “Berlino W 35”, “fermata della Lothinger Strasse”, macchine del cemento che rovesciano il carico, fracasso, rumori di ruspe, marciapiedi traballanti, passaggi su travi di legno, edifici crollati, palazzine da edificare fuoriescono dalle parole nella narrazione.

Lo spazio e l’esclusività dello sfondo urbano nella novella, rendono l’importanza della metropoli divenuta qualcosa a sé, dotata di principi e regole proprie in grado di condizionare l’intera struttura narrativa del romanzo. La Berlino degli anni 30 è dappertutto e da nessuna parte, in grado di catturare anche il personaggio principale, costretto ad un atteggiamento contemplativo. Per cui il carattere di Franz non può svilupparsi attraverso un confronto ma piuttosto subire le conseguenze di vicende e vicissitudini che gli si presentano in modo del tutto casuale.

Protagonista e lettore entrano in contatto l’uno con l’altro in modo tangenziale fino al momento in cui entrambi escono di scena, lasciando trionfare la vera vincitrice: Berlino. Non c’è una soluzione chiarificatrice. Escono di scena semplicemente perché l’autore decide di disattivare il suo congegno che pian piano è andato affrancandosi dal suo controllo. Invece che immedesimarsi nell’eroe, il lettore deve imparare a stupirsi delle situazioni in mezzo alle quali questi si muove di pagina in pagina.

Il romanzo entra in noi attraverso l’immagine di un uomo con la sigaretta in bocca, le mani infilate nelle tasche del suo caldo mantello e con gli occhiali piccoli e tondi attraverso i quali i suoi occhi penetravano il mondo inafferrabile della sua grande e amata città, Berlino.

Roberta Lamaddalena


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