Bagnasco, sul degrado morale della politca "bisogna purificare l'aria"
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CITTA’ DEL VATICANO, 26 SETTEMBRE 2011- Nel corso dell'apertura dei lavori del Consiglio episcopale permanente, il presidente della Cei, card. Bagnasco, ha pronunciato parole severe, ''La questione morale, complessivamente intesa, non è un'invenzione mediatica: nella dimensione politica, come in ciascun altro ambito privato o pubblico, essa è un'evenienza grave, che ha in sé un appello urgente. Non è una debolezza esclusiva di una parte soltanto e non riguarda semplicemente i singoli, ma gruppi, strutture, ordinamenti, a proposito dei quali è necessario che ciascuna istituzione rispetti rigorosamente i propri ambiti di competenza e di azione, anche nell'esercizio del reciproco controllo''. [MORE]
Il Cardinale Angelo Bagnasco, pur sottolineando il fatto che, tra gli amministratori della cosa pubblica, molti operano in maniera limpida, “si noti tuttavia che la questione morale, quando intacca la politica, ha innegabili incidenze culturali ed educative. Contribuisce, di fatto, a propagare la cultura di un'esistenza facile e gaudente, quando questa dovrebbe lasciare il passo alla cultura della serietà e del sacrificio, fondamentale per imparare a prendere responsabilmente la vita. Ecco perché si tratta non solo di fare in maniera diversa, ma di pensare diversamente: c'è da purificare l'aria, perché le nuove generazioni, crescendo, non restino avvelenate”.
Bagnasco ha continuato, “I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l'aria e appesantiscono il cammino comune”.
Poi, in riferimento alla crisi morale morale e politica dell’Italia, il presidente della Cei si dice colpito dalla mole di strumenti di indagine messa in campo su questi versanti, quando altri restano disattesi e indisturbati''. Il degrado della vita politica del Paese, ritiene Bagnasco, “ sta producendo un pericoloso danno di immagine nel mondo per il nostro Paese. La collettività guarda con sgomento gli attori della scena pubblica e l'immagine del Paese all'esterno ne viene pericolosamente fiaccata”.
Infine, il cardinale, ha invitato tutti a “comportamenti responsabili e nobili”, visto che ''quando le congiunture si rivelano oggettivamente gravi e sono rese ancor più complicate da dinamiche e rapporti cristallizzati e insolubili, tanto da inibire seriamente il bene generale, allora non ci sono né vincitori né vinti. Solo comportamenti congrui ed esemplari, commisurati alla durezza della situazione, hanno titolo per convincere a desistere dal pericoloso gioco dei veti e degli egoismi incrociati''.
Rosy Merola