BACHELET e le scelte del PD, a colloquio con Raffaele Ateniese
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MOLA DI BARI (BA), 11 NOVEMBRE 2011- Giovanni Bachelet a Mola. L’incontro, svoltosi presso la Parrocchia Sacro Cuore di Mola di Bari, organizzato da Raffaele Ateniese, del Comitato di Redazione “Città Nostra- il giornale dei Molesi” , ha riempito i banchi per un simposio sulla democrazia. Mentre il count-down del Governo fa la staffetta tra Berlusconi e Monti, i cittadini cercano risposte nel parlamentare PD Giovanni Bachelet, figlio del grande Vittorio, ucciso nel 1980 per mano delle Brigate rosse, già Presidente dell’Azione Cattolica negli anni sessanta, e VicePresidente del CsM negli anni settanta. Giovanni cammina con l’ombra del padre alle spalle: Ignazio Damiani, conosciuto nell’ambito della Diocesi di Bari, ne stila un ricordo, sulla evoluzione conciliare del laicato negli anni di Vittorio [MORE]e sul suo esempio di vita cristiana, così come Aldo Moro lo fu, assassinato pure lui , ma due anni prima(1978) da una compagine emozionale della popolazione italiana.
I temi scottanti sono sul fuoco dell’attenzione: le pensioni, la disoccupazione giovanile, la fuga dei cervelli, il ruolo della Chiesa nella politica, il destino di effimeri realtà come il Gruppo misto in un momento di provvisorietà governativa come questo. Pensioni: Bachelet non parla da economista (“io sono un fisico”, tiene a ricordare) ma da parlamentare che vede una cassa di Stato mezza (più che mezza) vuota. Pur impopolare, con le teste che penzolano “no” remissivi, dichiara la necessità di chiedere sacrifici a chi ha già anni di contributi in vista delle pensioni. “Cessate il lavoro più tardi e date il vostro ai giovani che qualche anno fa hanno firmato i co.co.co e che ora sono in disoccupazione o in mobilità perenne”.
La scelta programmatica del PD, sollevata, insomma, pure dal suo Bersani. E sulla disoccupazione giovanile, si sorprende della domanda del relatore Raffaele Ateniese, in tema di fuga di cervelli. “A me spaventa, piuttosto, che i giovani si sentano vittime degli spostamenti quando andare all’Estero è, di fatto, un’opportunità. Semmai – conferma- il guaio sta nel fatto che siano altri laureati a non venire da noi”. E quando ci si debba confrontare con il ruolo della Chiesa, lui risponde con un “non expedit” condizionato.
La Chiesa ha un ruolo fondamentale: formare coscienze sante, non correre ai ripari nell’immediatezza postuma di un comma di una legge. Gli interventi ch'Essa deve operare sono sulla moralità ex ante, non quando lo Stato rimaneggia scelte legislative. Il Parlamento è una realtà libera, senza vincolo di mandato. Ognuno, nel perimetro della coscienza, vota: “se mi avessero ripudiato dal partito, sarei confluito nel Gruppo Misto pure io”, quindi chiedersi che ne sarà del Gruppo Misto ora che le Camere si scioglieranno, non ha senso. Come Vendola, anche Bachelet punta sul sorpasso del Governo Monti: meglio un Governo nella pienezza delle sue facoltà, che non l’incertezza di ora. Eppure è talmente critica la situazione in Italia, che non invidierebbe chi ora al Governo dovrà starci, per mandato. Con una legge elettorale che non ha ancora depennato il Porcellum di quel Calderoni dai calzoni verdi, con un massacro finanziario per le forze di polizia, le imprese, la scuola. Con “un’alternanza che nasce già in affanno”. E, infine, termina - tra le tante domande rivoltegli dalla platea- con una preghiera dai più attribuita a San Tommaso Moro:“Dio aiutami ad avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, di sopportare le cose che non posso cambiare ma soprattutto dammi l’intelligenza per carpirne la differenza”.
Sperando che la gradualità con cui ci stiamo immergendo nella povertà, duri “moltissimo poco”.
Anna Ingravallo
* In foto, primo piano dell'Onorevole Bachelet Giovanni, figlio di Vittorio, assassinato dalle BR