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TRIPOLI, 26 DICEMBRE – In base a quanto riportato da Site, il centro statunitense di monitoraggio delle attività terroristiche in medio oriente, la “Provincia dello Stato Islamico in Libia”, cellula tripolitana affiliata all’ISIS, avrebbe rivendicato l’attentato al Ministero degli Esteri libico, nel quale hanno perso la vita almeno 3 persone. Tale rivendicazione sarebbe stata diffusa online da “Amaq”, agenzia di news semi-ufficialmente facente capo all’organizzazione jihadista salafita, inneggiando ai tre “soldati del Califfato” che, con giubbotti esplosivi ed armi automatiche, avrebbero preso d’assalto la sede centrale del dicastero degli esteri dell’esecutivo di coalizione nazionale guidato da al-Sarrāj, definito dai terroristi “governo apostata” per aver rinnegato il proprio credo.
Secondo la ricostruzione fornita da “Associated Press”, in realtà, i vari funzionari ministeriali testimoni dell’attacco avrebbero parlato della presenza di due kamikaze, uno dei quali si sarebbero fatto esplodere appunto all’interno dell’edificio che ospita il Ministero, mentre il secondo sarebbe stato ucciso dalle forze di sicurezza nazionale appena prima di riuscire ad attivare l’esplosivo che lo cingeva. Anche il numero delle vittime dell’attentato varia a seconda dei giornali – sia libici sia statunitensi – e non è chiare se in esso siano compresi anche gli stessi assalitori o meno (ad esempio, secondo Al Jazeera ci sarebbe stata anche una sparatoria e sarebbero rimasti uccisi anche un agente di sicurezza ed un impiegato che lavorava nell’edificio).
In assenza di ricostruzioni univoche, le autorità di coalizione nazionale, appoggiate dall’ONU, hanno disposto l’evacuazione dell’intera area del quartiere di Dahmani, nel quale si trova l’edificio attaccato. Si tratta della zona che ospita le missioni diplomatiche di parecchi Paesi stranieri, tra cui Egitto, Regno Unito, Turchia ed anche Italia, per le quali in ogni caso non sussisterebbero pericoli ulteriori, così come per lo stesso Ministro degli Esteri libico, Mohemed al-Taher, scampato all’assalto dei kamikaze.
Il controllo ed il governo della Libia si conferma dunque parecchio ostico, soprattutto dal maggio 2014, quando la situazione politico-sociale precipitò in seguito al tentativo di colpo di stato operato dal Generale Khalifa Belqasim Haftar, che riuscì anche ad occupare il palazzo del Parlamento nella Capitale, facendovi insediare soldati a lui fedeli, prima di essere respinto dall’esercito nazionale appoggiato dall’ONU. Già pochi giorni prima, peraltro, il Generale aveva occupato parte della Cirenaica senza essere autorizzato dal Governo centrale; per di più, due mesi dopo, la milizia jihadista “Anṣār al-Sharīʿa” ha occupato Bengasi proclamando un emirato islamico indipendente. Nella stessa Tripoli sono ancora in corso violenti scontri, con il tentativo dell’altra cellula fondamentalista “Fajr Lībiyā” (“Alba della Libia”) di rovesciare il Governo centrale – considerato usurpatore e rinnegatore della fede – e le forze di sicurezza laiche nazionali.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: gettyimages.ie