Attentato kamikaze a Damasco: morti il ministro della Difesa e il cognato di Assad
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DAMASCO, 18 LUGLIO 2012 - Questa mattina, nel palazzo della sicurezza della capitale siriana Damasco, un attentato, probabilmente kamikaze, ha provocato la morte di molte persone fra cui alcuni dei più importanti rappresentanti del governo siriano. Il generale e ministro della Difesa Dawood Rajha, il capo della cosiddetta “cellula di crisi” che coordina le azioni militari contro i ribelli Hassan Turkmani, il vice capo dello Stato Maggiore dell’Esercito Asif Shawkat, cognato del presidente siriano Bashar al-Assad e il ministro dell’Interno Mohammad Ibrahim al-Shaar sono morti nel palazzo della sicurezza durante un incontro fra i vertici della difesa siriana.
Le dinamiche dell’attentato non sono ancora chiare ma l’ipotesi maggiormente accreditata è quella della presenza di un kamikaze all’interno dell’edificio, secondo altre rivendicazioni invece l’esplosione sarebbe stata causata da un ordigno piazzato all’interno dell’ufficio in cui questa mattina aveva luogo la riunione fra i ministri. Entrambe le ipotesi dimostrano che, nonostante i controlli serrati del regime di Assad, in particolar modo nei quartieri in cui si trovano le sedi del governo, il potere siriano è vulnerabile. Tanto più che secondo l’ipotesi dell’attentatore kamikaze esso sarebbe un “insospettabile” cioè un uomo molto vicino ai vertici, presumibilmente una guardia del corpo che lavorava per l’entourage del presidente Assad.[MORE]
Tra le rivendicazioni dell’attentato, la più importante e quella del Libero Esercito Siriano, le principali milizie anti regime. L’attentato “ha preso di mira la sede della Sicurezza nazionale a Damasco e ucciso diverse colonne della banda di Assad che sono responsabili di barbari massacri" ha dichiarato Qassim Saadedine, portavoce dell’Esl, che ha aggiunto "questo e' il vulcano di cui abbiamo parlato, abbiamo appena iniziato”. Infatti lunedì, in seguito alle continue violenze da parte dell’esercito siriano, i ribelli hanno lanciato l’operazione chiamata "Il Vulcano di Damasco e il terremoto della Siria" contro il governo di Assad. Un’altra rivendicazione dell’attentato è arrivata, tramite Facebook, dal gruppo islamista che si oppone al regime siriano, Liwa al-Islam.
Intanto la tv di Stato siriana ha smentito la morte del ministro dell’Interno Mohammad Ibrahim al-Shaar, che sarebbe in ospedale in “condizioni stabili”. La tv di Hezbollah, Al Manar, e la tv panaraba al-Jazira stamattina avevano invece riferito la morte del ministro dell’Interno, oltre a quelle certe del ministro della Difesa e del cognato di Assad. Tra i numerosi feriti c’è anche il capo dei servizi segreti Hisham Bekhtyar. Poco dopo l’attentato Assad ha nominato un nuovo ministro della Difesa, Fahad Jassem al-Freej, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito siriano, con decreto presidenziale.
Nonostante il forte scossone, la reazione del governo siriano è stata immediata. Dal ministro dell’Informazione, Omran al-Zaabi, sono arrivate parole di accusa nei confronti dei ribelli e la dichiarazione che il governo continuerà a “lottare contro i terroristi in ogni angolo della Siria”. Parole simili giungono anche da un comunicato dell’esercito letto dalla tv di Stato in cui si dice: “taglieremo le mani di chi attenta alla sicurezza nazionale” e viene aggiunto che l’attentato di oggi è da attribuire a "mani prese in prestito da stranieri". Omran al-Zaabi ha inoltre smentito la notizia data da al-Jazira, di una seconda esplosione ai danni della sede del Quarto battaglione dell’esercito.
Damasco è stata però teatro di altre morti a causa delle repressioni dell’esercito e degli scontri con i ribelli. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), ong indipendente nata nel 2004, solo oggi nella capitale siriana sarebbero morte più di 50 persone, fra cui militari e ribelli ma la maggior parte civili.
Domenica a Doha, in Qatar, è prevista una riunione straordinaria della Lega Araba, per discutere dell’attentato di questa mattina. Ma la guerra civile siriana preoccupa anche gli Stati Uniti e l’Europa. Kofi Annan, inviato dell’Onu, ha chiesto al Consiglio di Sicurezza il rinvio a domani del voto per la risoluzione previsto per oggi alle 21. La risoluzione, preparata da USA, Germania, Francia e Gran Bretagna prevede sanzioni per Damasco in base al capitolo 7 della Carta del Palazzo di Vetro. Intanto il Dipartimento del Tesoro americano guidato da Timothy Geithner, ha rafforzato le sanzioni contro la Siria e ha inasprito i controlli su 29 rappresentanti del regime siriano e su alcune società legate al commercio di armi. Ma mentre l’Europa e gli Stati Uniti chiedono un accordo al più presto, la Russia e la Cina non sembrano disponibili ad accettare l’accordo. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, ha dichiarato che la Russia non è disposta ad appoggiare la risoluzione perché "significherebbe appoggiare apertamente un movimento rivoluzionario. E, se stiamo parlando di una rivoluzione" ha aggiunto "allora le Nazioni Unite non vi hanno proprio nulla a che fare". La conciliazione fra le due posizioni sembra difficilmente raggiungibile, ma per oggi è previsto un nuovo incontro fra i Quindici dell’Onu che dovrebbero discutere per trovare finalmente un accordo.
(foto da www.repubblica.it)
Laura Lussu