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CARBONIA, 16 FEBBRAIO 2013 - 39 giorni di dura lotta: l’occupazione della Grande Miniera di Serbariu a Carbonia, la fiaccolata e la marcia sotto la pioggia, ma alla fine i lavoratori delle ditte d’appalto dello stabilimento Alcoa di Portovesme si vedono riconosciuto, ufficialmente, ciò che spettava loro di diritto: l’erogazione della cassa integrazione, come per i dipendenti diretti.
Ieri sera dal Governo nazionale è arrivata l'attesa ratifica per l’applicazione dell’accordo quadro per l’attuazione del Piano Sulcis. Il 16 i manifestanti lasciano la sede del presidio.[MORE]
Il preannuncio è giunto dai sottosegretari allo Sviluppo Economico e al Lavoro, Claudio De Vincenti e Michel Martone, agli assessori regionali di Lavoro e Industria, Antonello Liori e Alessandra Zedda e al Presidente della Provincia di Carbonia-Iglesias, Salvatore Cherchi. Gli stessi rappresentanti locali che, il 6 febbraio, erano presenti alla firma dell’accordo presso la sede della Regione a Cagliari.
Oltre agli ammortizzatori, si prevede che, in caso di riavvio degli impianti, anche gli operai dell’indotto abbiano la precedenza a riprendere il proprio lavoro così come i dipendenti diretti e l’istituzione di corsi di riqualificazione al fine di formarli sia per assumere nuove mansioni sia per essere coinvolti in altre realtà qualora gli impianti Alcoa non riprendessero l’attività.
Dal suo profilo Facebook Manolo Mureddu, sindacalista Cisl che ha occupato la miniera insieme ai colleghi, commenta con uno stato che riassume efficacemente non solo la vicenda ma l’atmosfera sulcitana tra rassegnazione, rabbia e divisione: “dopo 39 giorni abbiamo smobilitato il Presidio alla Grande Miniera di Serbariu. Nonostante gli scettici e chi ha addirittura cercato di boicottarci e naturalmente chi, come sempre succede, non partecipa alle lotte ma usufruisce del risultato, abbiamo vinto questa battaglia. LA LOTTA PAGA!”
Ciò non toglie che si sia ancora ben lontani dal traguardo finale. Lo stesso Mureddu, da noi intervistato, rimarca quanto l’obiettivo “non sarebbe neppure la cassa integrazione ma piuttosto il lavoro, affinché si rilanci un territorio nel quale tutto, dal commercio all’edilizia è in precipitosa recessione”. Ma è già sentita come una vittoria in direzione dell’uguaglianza tra tutti i lavoratori, perché nessuno si senta più un cittadino di “serie B”.
(in foto: una fase della fiaccolata)
Marco Secci