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ROMA, 26 GENNAIO 2014 – «Voglio rivolgere un pensiero a Cocò Campolongo, che a tre anni è stato bruciato in macchina a Cassano allo Jonio, questo accanimento su un bambino così piccolo sembra non avere precedenti nella storia della criminalità» ha sottolineato Papa Francesco, ricordando una vittima dei giorni scorsi dopo la recita dell’Angelus di questa domenica dedicata alla Giornata mondiale dei malati di lebbra.
Alla folla di piazza San Pietro, davanti ai tanti bambini presenti, ha aggiunto: «Preghiamo con Cocò, che di sicuro ora è in cielo con Gesù, per le persone che hanno fatto questo reato, perché si pentano e si convertano al Signore».
Un appello toccante, seguito dal silenzio, intenso come quello che ha accompagnato la fiaccolata di preghiera organizzata venerdì scorso per le strade della cittadina - in provincia di Cosenza - ancora scossa dalla terribile strage richiamata dal Santo Padre. “Cocò”, Nicola Campolongo, esattamente una settimana fa ha perso la vita in un triplice omicidio insieme al nonno, Giuseppe Iannicelli di 52 anni e alla sua compagna, la 27enne marocchina Ibtissan Touss.[MORE]
Al termine della fiaccolata – non arrestata dalla pioggia – voluta da monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Jonio e segretario generale a interim della Cei, nella cattedrale cassanese è stata data lettura del testo scritto dalla madre del piccolo Cocò, Antonia Maria Iannicelli. La donna, che è stata informata della morte del figlio nel carcere in cui attualmente si trova, nei giorni scorsi ha ricevuto la visita del presule Galantino, al quale ha affidato una lettera che non reclama vendetta - «Ho capito che dobbiamo cambiare nel cuore e dobbiamo sforzarci di non rispondere con la vendetta ma con l’amore» - ma che invita a superare le divisioni.
«Il mio cuore di mamma – continua la lettera - mi suggerisce di conservare nel mio animo il dolore di aver perso un figlio, ma di aver guadagnato un angelo che sicuramente non vuole che noi sulla terra continuiamo a farci del male, perché lui, sempre sorridente come lo era tra noi, vorrebbe certamente che la sua non sia una morte inutile, ma che porti pace nel cuore di tutti. E’ strano che io possa dire questo, ma pensando al sogno del mio figlioletto che avrebbe tanto voluto una vita bella e sana, penso a tutti i bambini che sognano di vivere questa vita serenamente. Mi auguro che ciò che è successo adesso non succeda mai più: perché il dolore di una mamma a cui è stato portato via crudelmente un figlio, è qualcosa che ti strappa le viscere e che non auguro a nessuno. Non ci siano, perciò, più divisioni negli animi di noi grandi per non farli vivere ai nostri figli».
(Immagine: corrieredellacalabria.it)
Domenico Carelli