Alighiero & Boetti
infoOggi (M) arte Lazio

Alighiero & Boetti

sabato 16 febbraio, 2013

ROMA, 16 FEBBRAIO 2013 – “Alighiero Boetti a Roma” è la retrospettiva che il MAXXI di Roma dedica dal 23 gennaio al 6 ottobre 2013 al grande artista torinese scomparso nel 1994, fra i più originali e rappresentativi del panorama italiano del secondo Novecento. L’intitolazione della piazza antistante il museo capitolino - avvenuta nel corso della cerimonia ufficiale d’apertura -  ne è la storica consacrazione. 

 «Alighiero Boetti è uno dei padri dell’arte contemporanea italiana – ha commentato il presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri – il suo lavoro è ancora oggi denso di suggestioni per tutti i giovani artisti e il MAXXI gli rende un giusto omaggio. Un museo come il MAXXI, per sua natura proiettato nel futuro, non può infatti perdere di vista le radici da cui nasce la cultura contemporanea.»

 La mostra, a cura di Luigia Lonardelli, attraverso il dialogo con le opere di Luigi Clemente e Francesco Ontani, svela il legame che univa Boetti alla capitale, dove si era trasferito nel 1972 e che considerava un “avamposto verso l’Oriente”. 

 Una selezione di trenta opere garantisce una visione d’insieme del percorso creativo dell’artista, dal periodo “poverista” – comunicava con materiali comuni come il cartone, il legno, il cemento - a quello concettuale, sempre alla ricerca di se stesso - arrivò ad adottare il suo nome sdoppiato “Alighiero & Boetti” - o di altri mondi possibili, fino a tracciare una geografia immaginaria - si pensi alle celebri “Mappe”, di cui sono esposti due esemplari, compreso un inedito.

 Il lavoro di Boetti, difficilmente inquadrabile, non è estraneo alle influenze della Pop Art e ai temi dell’allora nascente massmediologia; rovescia le regole e le forme del linguaggio, della scrittura e dell’arte, passando per il simbolismo para-alfabetico. Un ventaglio di mezzi espressivi - arazzi, lettere, disegni, stampe fotografiche e altro ancora - ne è la chiara dimostrazione.  

 Sperimentatore instancabile, artista visionario, un pò hippi un po’ sciamano – aveva avuto modo di entrare in contatto con la cultura afghana e la filosofia sufi  - Alighiero Boetti riteneva che le opere d’arte fossero continue sorgenti di parole e di pensieri. In tal senso vanno letti i celebri arazzi degli anni Settanta - eseguiti da ricamatrici afgane - in cui appaiono, suddivisi in griglie di colore, aforismi inventati da lui stesso, come “Ordine e disordine”, “Divine astrazioni”, “Sentieri di pensieri”.

 (Immagine: Alighiero Boetti, “Mappa”, 1971-73, foto Roberto Galasso, Courtesy Fondazione MAXXI, dal sito del MAXXI di Roma)[MORE]

 Domenico Carelli

 


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

Entra nel nostro Canale Telegram!

Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!

Esplora la categoria
infoOggi (M) arte.