Adria, i funerali degli operai. La rabbia di Don Galiazzo: "Non si può morire per una nube tossica"
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ADRIA, 29 SETTEMBRE 2014 – “Non si può morire così nel Veneto del 2014, vittime di una nube tossica. Senza maschere”. Sono parole piene di commozione e di rabbia quelle che don Renato Galiazzo, parroco di Liettoli di Campolongo Maggiore (Venezia) pronuncia durante il funerale dei quattro operai morti lunedì scorso a causa di una nube tossica. “Ci sono stati 24 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno, uno a settimana. Non si può morire per portare a casa la pagnotta”.[MORE]
E poi l’affondo più duro: “I politici hanno bevuto il sangue di questi ragazzi, è meglio che si leghino una macina al collo e si buttino in mezzo al mare”. Sono parole che racchiudono tutto il dolore di chi ha perso un amico, un fratello, un marito, un fidanzato in quelle quattro persone. E don Galiazzo non nasconde chi per lui siano i responsabili di tanto sngue: “Fanno le leggi” sempre riferendosi al mondo politico, “ma poi piuttosto che farle rispettare mi pare preferiscano salvaguardare i loro interessi. Con i vitalizzi dei consiglieri regionali quanti controlli sulla sicurezza si potrebbero fare?”.
Federica Sterza